Ninni Raimondi -  Maggio 2020 - -© Copyright all over the World                             
 
 
 
 
 
La stanza di Danielle dominava la piazzetta antistante alla casa. Era un locale delizioso, con pareti rosa pallido, moquette in tinta e un grande letto munito di baldacchino. 
Era pomeriggio inoltrato, e il pallido sole invernale incominciava a declinare all'orizzonte. Guardando fuori dalla finestra, Danielle si sorprese a ripensare a Louise Senneville e alle sue sconvolgenti rivelazioni. 
Notando il suo turbamento, la buona signora le aveva consigliato di andare a coricarsi. Danielle aveva dormito per parecchie ore. Il viaggio l'aveva stremata. Ma adesso che si era ripresa, si sentiva più depressa che mai. Con le forze era ritornato il dolore. 
Mordendosi le labbra, si chiese che cosa fare. Aveva accolto con stupore la notizia che Louise Senneville era la madre di Antoine. Questo spiegava molte cose, tra cui le parole pronunciate da suo marito durante il delirio e il suo ostinato rifiuto di andare a Parigi. Rimaneva tuttavia da chiarire perché mai avesse taciuto a Danielle la vera identità di Louise. 
Il mistero si era dissipato quando quest'ultima le aveva spiegato le ragioni che avevano indotto il figlio a estraniarsi da lei. Ragioni che avevano confermato a Danielle come il suo matrimonio fosse condannato sin dall'inizio. 
“Mio marito morì quando Antoine era poco più di un ragazzo” le aveva detto la zia. “Non c'è bisogno di dire che non era il fratello di tuo nonno. No, Simon, il mio primo marito, era un industriale di successo, a capo di una prospera azienda farmaceutica. Il suo più grande desiderio era che il figlio seguisse le sue orme. Ma purtroppo Antoine era ancora al liceo quando lui morì in una sciagura aerea. Nessuno avrebbe mai immaginato che Simon sarebbe morto così giovane.” Louise aveva sospirato. “Antoine non era in grado di assumere il comando della ditta che finì con l'andare in rovina. L'eredità di mio marito mi permise di mantenere un elevato tenore di vita, ma la società fu rilevata dall'organizzazione Marron.” 
Danielle aveva aggrottato la fronte. “Mi sembra di aver già sentito questo nome.” 
“Non ne dubito. Antoine ti avrà senz'altro parlato della sua prima moglie, Julia Marron.” 
“Me ne ha rivelato soltanto il nome, ma si è ben guardato dal raccontarmi qualcosa di più.” 
 
Louise aveva annuito mesta. “Non ne sono sorpresa. Fu un matrimonio disastroso, fin dall'inizio.” Si era rassettata la gonna con aria assorta. “E tutto per colpa mia.” “Sua?” 
“Sì.” L'anziana signora aveva fatto una pausa. “Quando Antoine terminò gli studi, lo sospinsi tra le braccia di quella donna. Oh, non fu difficile. Frequentavamo gli stessi ambienti. Il padre di Julia, Henri Marron, era molto più anziano di mio marito, e comandava l'impero Marron. Julia era la sua unica erede. Capisci ora qual era il mio disegno?” 
“Sperava che Antoine riguadagnasse il controllo della società paterna” aveva avanzato Danielle. 
“In realtà miravo a ben altro. Volevo che mio figlio diventasse il presidente dell'intera organizzazione Marron.” Aveva scosso la testa in preda ai rimorsi. “Ero accecata dall'ambizione. Commisi molti errori di cui mi pentii solo in un secondo tempo. Ma fui anche punita. E in modo atroce.” Si era morsa le labbra. “Antoine sposò Julia, dietro mia insistenza. Avrei dovuto immaginare che quel matrimonio era destinato a naufragare. Lei era troppo frivola, troppo amante della mondanità. Sapeva parlare solo di vestiti e di gioielli, ed era troppo fatua per poter conquistare un uomo serio come mio figlio.” 
Danielle aveva sgranato gli occhi con aria sorpresa. 
Louise si era passata una mano tra i capelli. “Si divisero dopo un paio di anni. All'inizio, Antoine rimase all'interno dell'organizzazione, ma in breve il suo interesse incominciò a scemare. Eravamo ancora in buoni rapporti, all'epoca. Mi confessò che non se la sentiva più di restare nella società della sua ex moglie. Ma io gli consigliai di non rinunciare a quella che era, a tutti gli effetti, un'occasione d'oro. Vedi, la mia speranza era che lui si rappacificasse con Julia.” Facendosi forza, aveva proseguito il racconto: “Ma le cose andarono in modo diverso. Julia ricominciò a dargli la caccia. Per capriccio, credo. Voleva riconquistarlo e rivalersi in quel modo su di lui, divenuto ormai insensibile al suo fascino. Vi fu poi quella terribile sera. Julia aveva bevuto. Aveva incominciato a bere subito dopo il matrimonio, e lui la disprezzava per questo. Quella sera in particolare lei era andata a trovarlo nel suo appartamento e aveva cercato di sedurlo”. Louise si era schiarita la voce. “Antoine mi raccontò tutto in seguito. Per farla breve, la cacciò via. Lei salì in macchina, partì a tutta velocità e si schiantò contro un albero. Morì sul colpo.” 
“Oh, no!” 
“Andò proprio così” le aveva confermato Louise. “Non credo che si sia uccisa. Julia era troppo narcisista per arrivare a suicidarsi. In ogni caso, uscì di scena. Quando Antoine fu informato dell'incidente, venne qui, a casa mia. Era in uno stato terribile. Mi attribuì la colpa di tutto ciò che era successo. In fondo aveva ragione. Lui non avrebbe mai sposato una donna come Julia. Fui io a volere quel matrimonio.” Aveva appoggiato il capo contro lo schienale della sedia. “In seguito, lui scomparve per qualche tempo. Credo che abbia trascorso qualche mese in Italia. Attraverso i miei legali, arrivai poi a scoprire che si era messo in società con un uomo chiamato  Pierre Senneville. Tuo padre, mia cara.” 
“Ma allora...” 
Louise non l'aveva lasciata proseguire. “So a che cosa stai pensando. Adesso ci arrivo. Conobbi Emile Senneville per caso. Non si occupava di viticoltura, ma possedeva numerosi negozi che vendevano i vini Senneville. Ancora una volta, decisi di interferire. Consentii a Emile di portarmi fuori a cena e di farmi visita qui. Il tutto per avere notizie di mio figlio. Lui non rispondeva mai alle mie lettere, e io non avevo il coraggio di presentarmi a Clervaux. Qualche tempo dopo, Emile mi chiese di sposarlo e, poiché mi ero affezionata a lui, accettai. Ma la mia decisione acuì il risentimento di Antoine che mi accusò di aver sposato Emile solo per ingraziarmi la famiglia Senneville.” Si era voltata a guardare Danielle. “E così adesso conosci tutta la storia. Sono vedova da parecchi anni, e la solitudine mi pesa molto. Quando ho scoperto che Pierre era morto e che tu avevi sposato Antoine, non ho potuto fare a meno di compiere un ultimo tentativo. Ma tu non hai risposto. Te l'ha impedito mio figlio?” 
“No, non è andata così” aveva rivelato lei con aria affranta. “Ha detto che, se volevo andare a Parigi, ero libera di farlo. Ma senza di lui.” 
“Non ti ha rivelato che ero sua madre, vero?” “No. Ma nemmeno lei, nelle sue lettere. Perché?” 
“Bambina cara, ho dovuto chiamare a raccolta tutto il mio coraggio per scriverti. Temevo la reazione di Antoine. Ho pensato che il rapporto di parentela che mi legava a tuo padre potesse costituire una ragione sufficiente perché tu persuadessi Antoine a...” “Io? Persuadere Antoine?” Danielle l'aveva guardata sbalordita. 
“Credevo che il vostro fosse un matrimonio d'amore. Vi eravate sposati così in fretta!” 
“Mio padre ci ha lasciato in eredità il vigneto a condizione che ci sposassimo.” “Oh, no!” Louise era impallidita. “Povero Antoine! Un altro matrimonio combinato!” 
Colpita da quella considerazione, Danielle aveva soffocato un gemito. “In un certo senso, sì. Ma io non ho mai chiesto ad Antoine di sposarmi. Non lo volevo per marito. Non all'inizio, almeno. Lo odiavo. Non sapevo nulla di lui, ed ero certa che avesse approfittato della generosità di mio padre. Ho scoperto solo molto tempo dopo che, senza di lui, papà sarebbe andato incontro alla rovina. Era così malato!” Un'ombra di tristezza le aveva offuscato lo sguardo. “Il nostro doveva essere un matrimonio d'interesse. E dapprima la cosa ha funzionato.” 
 
Louise aveva inarcato un sopracciglio.  
“E poi che cosa è successo?” aveva chiesto in tono gentile.  
“Non mi dirai che Antoine ha abusato di te!” 
Danielle aveva scosso il capo con vigore. “Non è stata colpa sua. Vede, io mi sono innamorata di lui, e ho incominciato a...” Si era interrotta imbarazzata. 
“...a desiderarlo?” aveva completato l'anziana signora. “Non c'è nulla di cui vergognarsi, cara! So bene che cosa vuol dire desiderare un uomo. Amavo Simon alla follia e, quando lui morì, rimasi sconvolta.” Sul suo viso si era dipinta un'espressione cupa. “Continua.” 
“Be', è accaduto l'inevitabile. E dopo, lui si è infuriato. Mi ha chiesto di andarmene e di ritornare in Inghilterra. Ma io ho rifiutato. Non volevo partire. Lo amavo. E mi bastava averlo accanto.” 
“E quando ti sei accorta di essere incinta, hai avuto paura della sua reazione, vero?” aveva ipotizzato Louise comprensiva. 
“Sì, non volevo la sua compassione.” “Povera cara! Antoine sa dove ti trovi?” 
“No. A meno che David non abbia parlato.” “Chi è David?” 
“E' l'inglese che insegna presso la scuola di Clervaux. E' stato lui ad accompagnarmi alla stazione di Anciens. Antoine non lo può vedere.” 
“Come mai?” 
“Be', un pomeriggio è rientrato a casa e mi ha sorpresa a chiacchierare con David in cucina. Era furioso! E' stata la notte in cui...” 
Louise le aveva lanciato uno sguardo interrogativo. “Proprio quella notte? Incomincio a credere che mio figlio non sia poi così innocente come mi vuoi far credere tu. In ogni caso, basta per ora. Parleremo dopo. Ti consiglio di andare a riposare. So di averti turbata e mi dispiace. Va', cara. La signora Lefevre ti mostrerà la tua stanza.” 
 
Danielle si era lasciata condurre in quella deliziosa stanzetta che dominava la piazza. Ritornando al presente, si allontanò dalla finestra e si sedette davanti alla toletta, dove si spazzolò a lungo i capelli. La gravidanza sembrava aver accentuato il luminoso splendore del suo viso. Ma i cambiamenti più vistosi li aveva subiti il suo corpo che aveva perduto l'acerba snellezza di un tempo. Il seno si era ingrossato in modo armonioso, e i fianchi si erano arrotondati con grazia. 
Sì, era bella quel giorno. Ma per chi? 
Un colpo alla porta la distolse da quelle considerazioni. “Avanti” mormorò incerta. 
Colette comparve con un sorriso. “"Madame" mi prega di informarla che l'aspetta nel salottino. Se vuole, l'accompagno.” 
Louise si alzò in piedi di scatto quando Danielle entrò nella stanza. “Hai un aspetto magnifico, cara. Vedo che ti sei riposata. Siediti. Prenderemo una tazza di tè” 
“Vorrei prima parlarle” incominciò lei titubante. “Ho riflettuto a lungo, e sono giunta alla conclusione che non posso rimanere.” 
“Perché?” 
“Tanto per cominciare, lei è la madre di Antoine.” 
“Pensi che sia una buona ragione per andartene?” commentò l'altra ferita. 
“Non mi fraintenda, la prego. Se lui scopre che sono qui, penserà che voglia approfittare della sua cortesia.” 
“E' molto più probabile che pensi il contrario. In ogni caso, non ti permetterò di partire. Non solo sei mia nipote, ma anche mia nuora! Dovremo peraltro avvertire Antoine che ti trovi qui, non credi?” 
“Pensavo di servirmi di una casella postale.” 
Louise fece segno di no. “Non sarebbe leale, né saggio. Fra l'altro, se quello che dici è vero, Antoine non ti verrà a cercare. Gli scriveremo tra un giorno o due. Non gli farà male aspettare.” 
“E il bambino?” chiese Danielle ansiosa. “Lo vuoi tenere, vero?” 
“Oh, sì!” esclamò con veemenza. 
“Lo immaginavo. Be', prima o poi dovrai dirlo ad Antoine. Ma per questo c'è tempo.” 
 
Il pomeriggio scivolò via. Dopo aver consumato una deliziosa cenetta, Danielle conversò a lungo con l'anziana signora. 
Salì in camera sua verso mezzanotte. Ma nonostante la tarda ora non aveva sonno. Il pensiero di Antoine non la lasciava un istante. Con un sospiro, si svestì in fretta e indossò la civettuola camicia da notte che le aveva prestato Louise. Che ironia, pensò. Non era mai stata così provocante in vita sua. Ma nessuno, oltre allo specchio, era lì a guardarla. 
Si avvicinò alla finestra e, scostando la tenda, vide un taxi attraversare la piazzetta e fermarsi davanti alla casa di Louise Senneville. Danielle sgranò gli occhi. Possibile che l'anziana signora aspettasse una visita a quell'ora di notte? Un uomo alto e robusto spalancò la portiera della vettura e si avvicinò al portone con passo deciso. I suoi capelli biondi brillarono per un attimo sotto la luce incerta dei lampioni. 
Danielle ebbe un tuffo al cuore nel riconoscere Antoine. No, non poteva essere lui! Si ritrasse in fretta dalla finestra, in preda a un tumulto di emozioni. 
S'udì una lunga scampanellata. 
Lei si tappò le orecchie. Non poteva essere Antoine. E in ogni caso, perché era venuto? Che cosa lo aveva indotto a rimettere piede in una casa che evitava da nove anni? 
Socchiuse la porta della camera e rimase in ascolto. 
 
Qualcuno era andato ad aprire. Forse Louise in persona, dato che Colette e la signora Lefevre si erano ritirate parecchio tempo prima. Erano le due passate. 
Dal piano di sotto le giunse un suono di voci. “Antoine!” 
“Ciao, mamma. E' qui Danielle?” 
“Perché mai dovrebbe essere qui?” 
La porta si richiuse con un tonfo. “Per l'amor del cielo, mamma, dimmelo!” “Sì, è di sopra.” 
“Meno male!” esclamò lui sollevato. “Voglio vederla.” “A quest'ora di notte?” 
Antoine le passò oltre e salì le scale. 
Colta dal panico, Danielle chiuse la porta e, infilandosi sotto le lenzuola, finse di dormire. 
“In che camera l'hai messa?” urlò Antoine sul pianerottolo. 
Sua madre cercò invano di fermarlo. “Danielle sta dormendo. Non pensi di averle fatto anche troppo male?” 
“Qual è la sua stanza?” gridò lui perdendo l'autocontrollo. Incominciò ad aprire ogni porta che incontrava sul suo cammino. Giunse infine a quella di Danielle. Spalancò l'uscio e accese la luce. 
Lei aprì gli occhi. Si fissarono per alcuni secondi. “Lasciaci soli, mamma.” 
Louise assunse un'espressione allarmata. “Bambina mia, che cosa vuoi che faccia?” Ma prima che lei potesse rispondere, intervenne Antoine: “Lasciaci soli, mamma, ti prego. Devo parlare a mia moglie”. 
“Ma non puoi aspettare fino a domani?” 
“Fino a domani?” ripeté lui spazientito. “Ma hai idea di quello che ho provato quando ho scoperto che Danielle era scomparsa?” 
“Sollievo, immagino” commentò Louise asciutta. “Tua moglie mi ha detto che le avevi ingiunto di partire.” 
“E' vero” ammise lui ravviandosi i capelli. “Ma è stato quando...” S'interruppe di colpo. “Senti, mamma, tu non c'entri. Lasciami parlare con Danielle!” 
“Non vedo perché dovrei permettertelo! Era a pezzi quand'è arrivata qui. Perché continui a tormentarla?” 
“Ma quanto sei esasperante!” tuonò Antoine furioso. “Vuoi davvero sapere perché ho seguito Danielle? Va bene, te lo dirò. Sono venuto qui perché sono innamorato di lei. Sono quasi impazzito quando ho scoperto che se n'era andata! Soddisfatta, adesso?” Louise si lasciò sfuggire un sorriso. 
 
Danielle fissò Antoine con aria incredula.  
“Che cosa hai detto?” Lui si girò verso la madre. “Ci vuoi lasciare soli, adesso?” 
Limitandosi ad annuire, la buona signora richiuse la porta dietro di sé. 
Gettando il giaccone sul letto, Antoine ebbe un moto di stizza. “Come hai potuto farmi una cosa del genere?” 
“Non era questo che volevi?” 
“Per via del litigio di due sere fa?” 
“Quella è stata soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ti avrei lasciato comunque.” 
“C'entra forse Howard?” 
“Howard? No, David non ha nulla a che vedere con la mia decisione.” “Però ti ha accompagnata ad Anciens!” 
 
“Come hai fatto a scoprirlo?” 
“Gli si è rotto il fuoristrada durante il viaggio di ritorno” spiegò lui in tono secco. “Hai idea di quello che ho pensato quando mi sono accorto che eri scomparsa insieme a Howard?” 
Lei corrugò la fronte. “Che cosa è successo?” 
“Mi sono ubriacato” fece lui avvicinandosi alla finestra. “Volevo solo dimenticare.” “Che ne è stato di David?” 
“Ero convinto che te ne fossi fuggita via con lui” raccontò Antoine con un sospiro. “Quando ha riportato la macchina ieri mattina all'alba, l'ho quasi ammazzato di botte.” 
“Oh, no!” 
Lui scosse il capo. “Ero fuori di me dalla rabbia! Sono riuscito a ritrovare la calma solo dopo aver scoperto che David si era fatto rimorchiare in città dal figliastro di Vivienne Couvrier.” 
“Sta bene, ora?” 
Antoine corrugò la fronte. “Gli ho rotto il naso con una testata, ma sopravviverà.” “Te l'ha detto lui ch'ero venuta a Parigi?” 
“No. Ma sapevo che non avevi abbastanza denaro per ritornare in Inghilterra. E così ho immaginato che saresti venuta qui.” 
“Da tua madre!” 
“Te l'ha detto? Ne ero quasi certo.” 
“Non vedo perché non avrebbe dovuto dirmelo! Oh, Antoine, è stata così gentile con me!” 
“Davvero?” esclamò lui in tono piatto. “Intendi rimanere qui?” “E' quello che vuoi?” lo sondò Danielle timorosa. 
“Santo cielo, non posso più vantare diritti su di te. Non dopo quella notte.”  
“Quando abbiamo fatto l'amore?” 
“Quando ti ho rubato l'innocenza” la corresse lui in tono cupo.  
Si sedette sul letto. 
Danielle allungò una mano verso di lui. “Perché sei venuto qui? Perché non hai aspettato che ti scrivessi?” 
Nell'avvertire le sue dita sulla coscia, Antoine si irrigidì. “Voglio chiarire le cose una volta per tutte” dichiarò deciso. “Ti avevo già vista prima che arrivassi a Clervaux.” “Come?” mormorò lei sbalordita. 
“Due anni fa mi recai in Inghilterra, seguendo le istruzioni di tuo padre. Andai nella biblioteca dove lavoravi e rimasi a guardarti per un po'.” 
“Perché?” 
“Tuo padre era curioso di sapere com'eri diventata. E io glielo dissi.” “Che cosa stai cercando di dirmi?” insistette lei. 
“Conoscevo il testamento di tuo padre, e lo approvai.” “Anche la parte riguardante il matrimonio?” 
“Sì.” Antoine si passò una mano sul volto. “E' stata una pazzia, me ne rendo conto soltanto ora. Ero troppo vecchio per te, e fra l'altro non ti conoscevo. Ma quando sei venuta a Clervaux, mi sono innamorato di te, e mi sono disprezzato per questo.” 
“Ma perché?” 
“Danielle, ho vent'anni più di te.” Sospirò. “Avevo progettato ogni cosa. Avrei aspettato qualche anno, e solo allora ti avrei rivelato i miei veri sentimenti. Volevo darti il tempo di abituarti alla situazione.” Si allentò il nodo della cravatta. “Il mio primo matrimonio è stato un disastro. Immagino che mia madre te ne abbia parlato. Be', non volevo rischiare che la cosa si ripetesse. Ma l'amore ha sconvolto i miei piani.” 
 
“Eppure mi hai chiesto di andarmene!” 
“Che cos'altro potevo fare? Ero certo che, dopo quella notte, non sarei più riuscito a nascondere i miei sentimenti.” Scosse il capo. “Sul momento mi era sembrata una buona soluzione quella di allontanarti, almeno per un po'.” 
“E Vivienne?” 
“Ho avuto una relazione con lei, è vero. Ma è acqua passata. Non l'ho più frequentata dall'epoca di quel famoso viaggio in Inghilterra. D'accordo, ho avuto qualche altra avventura, ma non dopo il matrimonio. Insomma, non sono uno stinco di santo, ma non ti ho mai tradita, credimi.” 
“E adesso?” “Dipende da te.” 
“Vuoi che ritorni a casa?” 
“Sì, Danielle. Non potremmo ricominciare?” 
Lei scostò le coperte e si alzò dal letto fingendo di non notare l'effetto che la vista del suo giovane corpo appena velato dalla camicia da notte suscitava in lui. “Sì” rispose con aria assorta. “Ma le cose dovranno cambiare.” 
“In che senso?” 
“In tutti.” Si posò una mano sul ventre e sorrise. “In autunno non saranno soltanto le viti a portare frutto.” 
Antoine la fissò intento. “Vuoi dire che...” 
 
Danielle annuì. “Sì, avremo un figlio” mormorò commossa. 
“Ma perché non me l'hai detto?”  
Si alzò in piedi di scatto. 
“Temevo la tua reazione. Vedi, dopo quell'unica, travolgente notte d'amore, ho capito di essermi innamorata di te. Ma l'indomani, quando mi sono svegliata, il letto era vuoto. Te n'eri andato senza nemmeno salutarmi. E poi, la sera stessa, abbiamo litigato, e tu mi hai chiesto di partire. Comprendi ora perché non ti ho rivelato che ero incinta? Avevo paura che ti arrabbiassi o, peggio ancora, che mi compatissi. No, non sarei riuscita a sopportarlo. Non volevo la tua pietà, ma il tuo amore.” 
 
“Oh, Danielle!” sussurrò lui abbracciandola con tenera sollecitudine. 
“Come siamo stati sciocchi! Quanto tempo abbiamo sprecato!” 
“E quanto ne continui a sprecare tu con tua madre!” lo rimproverò lei seria in volto. “Non credi che sia giunta l'ora di riconciliarti con lei? E' una donna triste e sola. Ha commesso molti errori, è vero. Ma non ti pare di averla punita abbastanza?” 
“Hai ragione” riconobbe lui sospirando. “Sono stato crudele con lei. A suo tempo, avevo le mie buone ragioni per odiarla. Ma l'amore ha fatto di me un uomo diverso. Scenderò a parlarle tra breve. I tempi dell'ira sono finiti per sempre. Mia madre si è meritata le mie scuse.” Le sorrise con tenerezza. “Che cosa ne diresti di trattenerci qualche giorno a Parigi in sua compagnia?” 
“Speravo che l'avresti detto. Quando avremo il bambino, mi piacerebbe chiamarla a Clervaux.” 
“Vedremo” rispose lui tollerante. “In teoria, dovrei scusarmi anche con David, sebbene continui a biasimare il suo comportamento.” 
Danielle scoppiò a ridere. “Dovresti essergli grato!” gli disse con aria birichina. “Se non mi avesse accompagnata ad Anciens, tu non saresti venuto a Parigi a cercarmi, e sarebbero passati mesi prima che scoprissimo la verità.” 
Antoine le lanciò uno sguardo sornione. “Non pensi che mio figlio avrebbe manifestato la propria presenza prima di allora?” 
 
Appoggiandogli il viso contro la spalla, lei si limitò ad annuire. Le cantava il cuore al pensiero che, all'epoca della vendemmia, in Autunno, quell’Autunno, sarebbe stata ancora a Clervaux. 
 
Si baciarono dimenticandosi del mondo  e del luogo dov’erano. 
In fin dei conti era soltanto … Autunno!