Ninni Raimondi -  Maggio 2020 - -© Copyright all over the World                             
 
 
 
 
 
Nei giorni che seguirono, Danielle evitò di parlare con suo marito.  
Si comportava in modo normale, sbrigava le faccende domestiche, cucinava i pasti, ma si asteneva con cura dall'aprire bocca, se non quando lo richiedeva l'occasione. Ignorando il suo ostinato mutismo, Antoine riprese la vita di tutti i giorni. Marie fu la sola a commentare la mestizia che offuscava lo sguardo di Danielle. 
 
“Lei è infelice, "madame"“ esclamò un giorno mentre piegavano alcune lenzuola. “Ha litigato con "monsieur" Antoine?” 
“Non essere sciocca, Marie” la sgridò Danielle in tono aspro. Non voleva essere compatita. “Tirale bene, quelle lenzuola. Le stai stropicciando.” 
“Non mi risponde, ma io so che lei è triste” insistette la ragazza, caparbia. “I suoi occhi non brillano più!” 
“Sei troppo fantasiosa, Marie” commentò Danielle secca. “Come sta tuo fratello?” disse poi nel tentativo di cambiare argomento. “Si chiama Armand, vero?” 
“Sì. Sta bene. E' in procinto di sposarsi.” 
“Sposarsi?” ripeté lei stupita. “Mi sembra così giovane!” 
“Ha diciotto anni, "madame". Ed è grande abbastanza per essere il padre della creaturina che porta in grembo Brigitte Toulouse.” 
 
Danielle abbassò lo sguardo imbarazzata.  
“Ah, capisco.”  
Fissò il pavimento.  
“E quanti anni ha Brigitte?” 
“Diciassette, "madame"“ ridacchiò Marie.  
“Ma non sia dispiaciuta per lei. Brigitte è innamorata di Armand da quando aveva quattordici anni.”  
 
Sorrise.  
“Si è fatta mettere incinta di proposito.” 
Lei si girò di scatto. Trovava imbarazzante parlare di questioni così "intime". Non aveva mai discusso in pubblico di argomenti quali il sesso. Non che ne sapesse molto, in realtà. Sebbene fosse sposata da più di tre mesi, continuava a ignorare l'esatta natura dei rapporti che intercorrevano tra un uomo e una donna. Marie era assai più smaliziata di lei. E quella Brigitte, poi, la batteva su tutti i fronti. 
Era comunque sollevata all'idea che quell'accenno ad Armand avesse distolto l'attenzione di Marie dalle sue vicende personali. Due giorni dopo, tuttavia, fu costretta a dubitarne. 
Pioveva a catinelle, e Antoine si era offerto di riaccompagnare Marie in macchina, onde evitare che si infradiciasse tutta. Dopo pranzo, se n'era andato ad Anciens, e Danielle si era ritrovata a confrontarsi con la desolante prospettiva di un pomeriggio in completa solitudine. 
Il tempo rifletteva il suo umore. Fu perciò contenta quando udì bussare alla porta. Nessuno si serviva mai del grande portone di quercia che dominava la valle e, sebbene fosse restia ad aprire agli sconosciuti, la curiosità prevalse sulla prudenza. 
Con sua grande sorpresa, si ritrovò a fissare David Howard. Il giovane era  inzuppato da capo a piedi. L'impermeabile grondava di pioggia, e i capelli gli aderivano al capo. Di certo era venuto a piedi. Scostandosi di lato, Danielle lo invitò a entrare in una sorta di educato automatismo. 
“Temevo d'aver sbagliato casa!” esordì lui levandosi l'impermeabile. “Che giornata infernale!” 
“Già” replicò lei un po' nervosa. “Vieni, accomodiamoci in cucina. E' più calda, per via del camino .” 
“Grazie .” 
Mentre gli faceva strada, lei si chiese come avrebbe reagito Antoine nell'apprendere che l'inglese era venuto a trovarla. Si diede subito della sciocca. Suo marito mostrava così scarso interesse nei suoi confronti che di certo non avrebbe avuto nulla da obiettare. 
Appoggiando l'impermeabile su una sedia, David tese le mani verso il fuoco. “Ah, mi sento già meglio!” mormorò soddisfatto. “Sorpresa di vedermi?” 
Danielle esitò. “Be', in effetti, sì” ammise con onestà. “Come hai fatto a scoprire dove abitavo?” 
 
“E' stato facile. Ti conoscono tutti, giù al villaggio. Avrei voluto passare prima, ma ho trovato soltanto oggi il coraggio di presentarmi senza invito.” 
Lei sospirò. “Scusa se non ti ho chiamato, ma mio marito è stato ammalato, e io non ho avuto un attimo di tempo.” 
“Non fa nulla. So come vanno queste cose. Ma perché non ci sediamo?” le propose, sforzandosi di metterla a suo agio. 
“Ma certo!” esclamò lei costernata. “Avrei dovuto dirtelo io stessa! Penserai che non sono una brava padrona di casa, ma il fatto è che non mi accade spesso di ricevere visite!” 
“L'ho sentito dire.” Howard prese posto a tavola. “Da chi?” domandò lei piccata. 
 
“Giù al villaggio” fece lui un po' imbarazzato. “Ma non ha importanza. Forza, siediti! Mi stai innervosendo.” 
“Preparo il tè.” 
“Dopo” insistette David. Lei si sedette in silenzio. “Va già meglio, no?” 
Danielle annuì. Ma si vergognava di indossare un misero scamiciato di flanella. Se avesse immaginato di ricevere visite, avrebbe sfoggiato un capo più elegante. 
Ostentando una disinvoltura che non sentiva, esclamò: “Allora, ti sei ambientato a Clervaux? Come va con la scuola?”. 
 
Lui rise.  
“Tutto bene. Ma non vedo l'ora che venga l'estate.  
Il mio alloggio è una ghiacciaia, e le distrazioni si contano sulla punta delle dita. Mi annoio da morire la sera. Clervaux è un mortorio e, non avendo la macchina, non ho la possibilità di svagarmi altrove. Quanto a divertimenti, questa regione vale zero. Ma immagino che tu lo sappia.” 
“Qui da noi la gente si diverte in maniera diversa.” 
“Stai alludendo al numero esorbitante di bambini che si vedono in giro?” domandò lui ironico. 
Danielle si lasciò sfuggire una risatina. “No, certo che no. Mi riferivo a passatempi più convenzionali, come la lettura, il cucito, e così via.” Si fermò di colpo, accorgendosi con stupore che l'assenza di qualsivoglia mondanità non le riusciva affatto sgradita. “Non ti piace leggere?” 
David annuì con vigore. “Moltissimo, ma non posso leggere in continuazione! Non senti la mancanza dei cinema e dei teatri? Non avresti voglia di andare a un concerto? Che lavoro svolgevi in Inghilterra prima di venire qui?” 
“Facevo la bibliotecaria.” “A Londra?” 
“No, in una piccola città costiera del sud, Lynport.” 
“Ah, sì, la conosco. Sorge in prossimità di Southampton, vero? Be', rimane comunque nell'orbita della capitale.” 
“Conosco Londra pochissimo” lo informò lei. “Mi piaceva vivere in provincia. Non sono una grande amante delle mondanità.” 
“D'accordo, ma c'è una bella differenza tra Lynport e Clervaux!” Danielle si fissò le mani. “Mi piace Clervaux.” 
“Dici sul serio?” mormorò lui stupito. “Come hai conosciuto tuo marito?” “Me lo ha presentato mio padre” rispose lei arrossendo. 
“Tuo padre? Ah, sì, ora ricordo. E' morto di recente, vero? Me l'ha detto la bottegaia.” 
“Già.” Danielle si alzò in piedi. “Gradisci una tazza di tè?” Lui annuì. “Tuo marito è un po' più vecchio di te, no?” 
Evitando di incrociare il suo sguardo, lei fece segno di sì. 
“Non l'ho mai incontrato” proseguì David. “Ma ho sentito parlare di lui.” Danielle versò il latte in un bricco. “Ti piace forte, il tè?” 
“Forte va benissimo” approvò lui. “Ma che cos'hai, Danielle? Non ti piace parlare di tuo marito?” 
Lei si accigliò. “Mi sembra una domanda piuttosto impertinente!” 
“Se sei sulla bocca di tutti, non è colpa mia” si difese lui incrociando le gambe. “I miei vicini di casa si chiamano Cartier. Jeanne Cartier è la zia di Marie Rideau che, se non sbaglio, lavora per te.” 
 
Adesso sì che era tutto chiaro! “Immagino che tu abbia ascoltato i pettegolezzi di Marie!” sbottò lei furiosa. 
David sospirò. “Non potevo mica turarmi le orecchie! Non è un mistero che tu e Antoine de Sagreaux non andiate d'accordo. Lo sanno tutti!” 
“Be', si sbagliano!” esclamò lei con vigore. “Io e Antoine siamo molto felici. Non vi sono ombre sul nostro matrimonio.” 
“Io ho sentito dire il contrario.” 
“Non m'importa quello che hai sentito dire in giro” replicò lei servendogli il tè. Se Marie fosse stata ancora lì, gliene avrebbe cantate quattro! 
David sembrò rendersi conto di aver passato il segno. Abbozzando un sorriso, lasciò cadere l'argomento e passò a parlare della scuola. Era un piacevole conversatore, e lei lo ascoltò divertita, dimenticando in breve le sue sgradevoli allusioni. 
Fu dispiaciuta quando lui fu costretto a congedarsi, data l'ora tarda. Era da tempo che non le accadeva di incontrare una persona così simpatica e alla mano con cui scambiare quattro chiacchiere. Lui le promise che sarebbe ritornato a trovarla, e lei ne fu contenta. Ma, mentre lo accompagnava alla porta, gli posò una mano sul braccio e gli disse d'impulso: “Per favore, non dire a Marie che sei venuto qui. Non vorrei che si facesse strane idee”. 
“Non vedo perché dovrei dirglielo. La conosco appena!” 
 
Nei giorni che seguirono, Danielle ritrovò il buonumore. Il pensiero della prossima visita di David l'aiutava a sopportare la greve atmosfera casalinga. Antoine le rivolgeva a stento la parola e si barricava nello studio per ore e ore. Lei si era ben guardata dal rimproverare Marie. Sebbene avesse avuto la tentazione di mandarla via, malgrado l'affetto che nutriva per lei, aveva finito col cambiare idea, ben sapendo che non avrebbe potuto giustificare quel licenziamento improvviso senza tirare in ballo David Howard. Di quando in quando, Marie le lanciava un'occhiata indagatrice che lei preferiva ignorare, anche se intuiva che il suo ritrovato buonumore poteva apparire strano agli occhi della ragazza. 
Il martedì seguente, Antoine le disse che l'indomani sarebbe andato a Lione e le chiese se aveva voglia di accompagnarlo. Era il primo invito che le rivolgeva dall'epoca del loro litigio su Vivienne Couvrier. Danielle accettò con entusiasmo. La prospettiva di un viaggio con Antoine era assai più eccitante rispetto a una visita di David. 
Ma il giorno dopo si svegliò con un mal di testa lancinante e la certezza che avrebbe dovuto rinunciare alla gita. 
Antoine, per una volta, si mostrò comprensivo. Le poggiò una mano sulla fronte per sentire se aveva la febbre, e si sforzò di rincuorarla. Conquistata dalle sue premure, Danielle avrebbe voluto chiedergli di non partire, ma finì poi col tacere, per paura che lui la deridesse. 
“Preferisci che resti a casa?” le chiese lui, come se intuisse il corso dei suoi pensieri. Lei gli rivolse uno sguardo timido. “E se ti dicessi di sì?” 
“Rimanderei il viaggio” rispose lui senza alcuna esitazione. “E' il minimo che possa fare. Sei mia moglie. Mi hai curato quand'ero ammalato. Sono pronto a restituirti il favore.” 
“Già” borbottò lei delusa. Si era aspettata una manifestazione d'affetto. Che sciocca! “No, va' pure. Mi rimetterò in fretta, vedrai” gli assicurò brusca. “E' solo un mal di testa passeggero, niente di serio.” 
Lui la fissò interdetto. “Si può sapere che cosa ho detto di male?” “Niente. Sono nervosa, ecco tutto. Vai ora, farai tardi.” 
 
Antoine continuò a guardarla con fastidiosa insistenza.  
Danielle fu scossa da un fremito. Non si era vestita, e i lembi della vestaglia contenevano a stento la prorompente esuberanza del suo petto. La vita di campagna e i cibi genuini le avevano conferito una florida pienezza. Non era più l'esile ragazza di tre mesi prima, ma una donna al colmo della sua bellezza. Ripensando alla notte di Natale, e alla mano di Antoine sul suo seno, si lasciò sfuggire un sospiro. 
Soffocando un'imprecazione, Antoine le si avvicinò di scatto e, piegando il capo verso di lei, le cercò le labbra. L'attrasse con dolce violenza, accarezzandole il petto con sensuale lentezza. La mente di Danielle cessò di funzionare. 
 
Lui la lasciò andare di colpo.  
Era pallidissimo, e una strana luce gli brillava nello sguardo. Senza dire una parola, afferrò il giaccone dall'attaccapanni e uscì. 
Danielle si lasciò cadere sul letto e rimase a fissare la testiera di ferro battuto con aria inebetita. Quel bacio rubato sembrava averla privata di ogni energia. Non si era mai sentita così vulnerabile come in quel momento. Ripensando ad Antoine, si sentì pervadere dal timore. Al suo ritorno, l'avrebbe di certo accusata di averlo provocato, come la notte di Natale, e si sarebbe infuriato con lei. 
Si adagiò sul letto tremante. Progettando di partire per Lione, aveva concesso a Marie un giorno di libertà. Provò un senso di sollievo all'idea di essere sola coi suoi pensieri. Ingoiando un'aspirina, chiuse gli occhi e si lasciò scivolare nel sonno. 
 
Fu ridestata all'improvviso da un colpo alla porta d'ingresso. 
Trattenendo uno sbadiglio, si girò a guardare la sveglia. Santo cielo, segnava le quattordici! Com'era tardi! 
S'udì un altro colpo di batacchio. Chi poteva mai essere? Possibile che Antoine, già di ritorno, si fosse scordato le chiavi? 
Scostando le coperte, si alzò in piedi di scatto e si avvicinò alla finestra. Aprendo i vetri, guardò in basso e scorse David Howard. “Oh, ciao!” 
 
“Ancora a letto?” esclamò lui fingendosi contrariato. “Dovresti vergognarti!” 
Lei rise. Malgrado il brusco risveglio, il mal di testa le era quasi passato, ed era un sollievo avere qualcuno con cui parlare. “Non stavo bene stamane” spiegò pronta. “E così sono rimasta a letto.” 
“Spero di non averti disturbata!” fece lui inquieto. “Come ti senti ora?” 
“Molto meglio, grazie.” Ebbe una lieve esitazione. “Vuoi aspettare finché mi vesto o sei di fretta?” 
“Ho il pomeriggio libero. Fa' pure con comodo.” 
Danielle sventolò la mano prima di richiudere la finestra. Dopo essersi lavata, s'infilò una gonna a pieghe e un maglioncino ricamato, e si spazzolò i capelli. Senza indugiare oltre, andò ad aprire la porta. “Entra” lo invitò con calore. 
David la squadrò con aperta ammirazione. “Come sei carina!” commentò entusiasta. “Grazie” rispose lei allegra. “Andiamo in cucina. Preparerò il caffè. Sto morendo di fame. Non ho fatto colazione stamane. Che cosa ne dici di unirti a me per uno spuntino?” 
“Mi sembra una buona idea.” 
Con un sorriso lei prese un filone di pane e lo affettò con destrezza. “Preferisci il miele o la marmellata?” s'informò gentile, mentre preparava il caffè. 
“Il miele” disse lui sedendosi a tavola. Mangiarono in silenzio per alcuni minuti. 
“Allora, come va la vita?” s'informò lui scrutandola in viso. 
Lei si finse indifferente. “A meraviglia” s'affrettò ad affermare. Gli porse una tazza di caffè. “Tutto bene a scuola?” 
 
“Non c'è male” ammise lui. “Vado via questo fine settimana.” 
“Via? Per sempre?” Portò in tavola una crostata di frutta e gliene allungò una fetta. “No” ribatté lui divertito. “Vado a sciare, sulle Alpi.” 
“Che bello!” 
“Questa torta è davvero buona” si complimentò lui. “Mia madre era solita prepararne una simile.” Si rabbuiò di colpo. “E' morta tanti anni fa. Mio padre si è risposato da poco.” 
“Mi dispiace.” 
“Non è il caso. Aveva il cancro. E' stato meglio così. Papà aveva solo cinquant'anni quando lei se n'è andata. Sono felice che sia riuscito a ricostruirsi una vita con un'altra donna.” 
“Sei molto comprensivo. Non è da tutti, credimi. I figli tendono a essere piuttosto possessivi nei confronti dei genitori, al punto da avversare l'idea che si risposino. E' una forma di gelosia.” 
“Davvero?” David assunse un'aria perplessa. “E tu lo eri, gelosa?” “Io?” domandò lei stupita. 
“Sì, tu. Ho sentito dire che i tuoi hanno divorziato quando eri ancora una bambina.” “E' vero” riconobbe lei, fissando il piatto. “Ma nessuno dei due si è risposato.” 
“No?” 
“No. Papà soffriva di cuore, e la mamma non era tagliata per il matrimonio.” “Perché dici questo?” 
“Non lo so.” Mai prima di allora le era capitato di parlare dei suoi con tanta franchezza. “Si rifiutò di venire in Francia quando mio padre ereditò il vigneto. Lui era francese, lei inglese.” 
“Lo so. Conosco la storia.” 
“Vedo che i pettegolezzi ti appassionano” osservò lei con una certa asprezza. 
“Niente affatto” sospirò lui. “Tu mi incuriosisci, lo ammetto. E così ho fatto qualche domanda in giro.” 
“A chi?” Era scandalizzata. 
“Non a Marie, se è questo che temi. Mi sono rivolto per lo più a sua zia. Volevo sapere come avevi reagito quando hai scoperto che Antoine de Sagreaux aveva  ereditato metà del vigneto di tuo padre.” 
Danielle gli lanciò un'occhiata glaciale. “Non vedo come questo possa riguardarti” annunciò seccata. 
“"Moi non plus"“ commentò una profonda voce alle loro spalle. 
Alzando lo sguardo, Danielle scorse suo marito. “Antoine!” mormorò continuando a parlare in inglese. “Pensavo che fossi a Lione.” 
“"C'est évident".” Avanzò con passo deciso e si fermò davanti a David, che si alzò in piedi con espressione preoccupata. “Lei è il nuovo insegnante d'inglese, oui? Posso chiederle che cosa sta facendo qui?” 
 
Il giovane fissò Danielle senza sapere che cosa dire. 
“Non sapeva che ero ammalata” interloquì lei. “E' venuto a trovarmi.” “"A ton invitation?"“ 
Lei esitò. “"Peut-ˆtre".” 
David si sentì in dovere di intervenire. “Non c'è bisogno di arrabbiarsi, "monsieur". Io e Danielle siamo amici. Non le ho mancato di rispetto, mi creda.” 
“Non vedo perché dovrei dubitarne.” Antoine si girò a guardare la moglie. “Ti senti meglio adesso?” 
 
“Molto... molto meglio” balbettò lei a disagio. “Ma da dove sei entrato? Non usi mai la porta principale!” 
“E' vero” riconobbe lui con freddezza. “"Mais aujourd'hui..."“ Lasciò la frase in sospeso. “Non credo comunque di dovere nessuna spiegazione al riguardo.” 
“No, certo che no” sussurrò lei in preda all'agitazione. “Ti prego, Antoine, non essere arrabbiato. Stavamo consumando uno spuntino. Vuoi unirti a noi?” 
Lui la fissò con malcelato disprezzo. “"Non, merci"“ rispose senza sorridere. “Bene, mi fa piacere saperti in compagnia” continuò poi nel suo inglese dal forte accento. “Scusate se non mi trattengo, ma devo sbrigare alcune commissioni giù al villaggio. "Adieu".” 
Si girò di scatto e, chiudendo l'uscio dietro di sé, s'avviò a grandi passi verso la porta d'ingresso. 
Danielle non esitò a seguirlo. “Antoine!” 
Lui si voltò con espressione cupa. “Oui?” 
 
“Dove stai andando?” gli chiese lei in francese. 
“Non sono affari tuoi ma, come ho già avuto modo di ricordare poc'anzi, sto andando al villaggio.” 
“Antoine, per favore!” Gli posò una mano sul braccio. “Non andartene così!” 
“Così come? Ora che mi sono accertato della tua pronta guarigione, i miei doveri di marito possono dirsi conclusi.” 
“Non capisci!” 
“Che cosa non capisco?” chiese lui scostandole la mano. “Che ti stai consolando con quell'inglese?” 
Se ne uscì con un'imprecazione. “Be', ti sbagli. Capisco anche troppo bene.” “Io e David ci conosciamo appena” protestò Danielle disperata. 
“E allora com'è che ti viene persino a trovare?” 
“Ma è fatto così! Le sue intenzioni sono buone. E' convinto che io soffra di solitudine. Desidera solo distrarmi.” 
“"Distrarti!"“ 
“Perché ti ostini a non voler capire?” 
“Senti, Danielle, un'altra parola e ritorno in cucina a fare la festa al tuo spasimante!” “Sei un... un...” 
“... un barbaro? Un selvaggio?” completò lui. . “Sì, è vero, lo sono.” Aprì la porta d'ingresso. “Fila dal tuo inglesino, Danielle. E non aspettarmi in piedi. Ritornerò molto tardi. Perché non inviti il caro Howard a cena?” 
 
E, con un sorriso sarcastico, la piantò in asso.