11 Dicembre 2017
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Nota dell'Autore Ninni Raimondi: 
Questa è un'opera giovanile, composta intorno ai tredici/quattordici anni. 
Viene pubblicata così come rinvenuta, con errori, ripetitività, ridondanza, ecc. a dimostrazione che "nessuno nasce imparato" (Cit. Totò) 
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- Senti... cosa fai nella vita... anzi... no aspetta fammi indovinare... - la ragazza volse gli occhi semichiusi all'alto soffitto per poi indicarmi con l'indice... ma io frettolosamente la fermai  
- Eh... mi dispiace sai ma il mio lavoro è proprio misero... sai... comunque provaci, ma io considero il mio lavoro il mio hobby, ossia la pesca subacquea... - un po' stupita la bella ragazza continuò - Mm... molto interessante sai! Pesca subacquea hai detto?  
E.… e il tuo lavoro, insomma quello vero intendo... visto che non mi hai dato il tempo di indovinare dimmelo tu... - Guarda per adesso sono impiegato al Comune, sezione di oh... via, a te non interessa...  
 
Però adesso la cosa importante è un'altra: con un po' di fortuna, e intanto abbiamo già alcune licenze, insieme ad un mio amico abbiamo intenzione di allestire un... un fornito negozio di caccia e pesca, comunque le cose vanno per le lunghe.  
Poche settimane fa si è svolta nella città una festa, una visita di un onorevole, un certo Bertola e sai in poche parole per lavoro ho conosciuto una ragazza, il suo "portaborse", forse mi sono illuso ma aveva detto che avrebbe provveduto per le ultime licenze... - Molto interessante, e soprattutto mi piace sentire questi racconti, comunque speriamo bene per il negozio... -. In fondo al tavolo esagerato, minimamente razionale come disposizione, alcuni camerieri vestiti con una camicia blu portavano, per quello che si riusciva a distinguere, i primi piatti.  
Con la nuova simpatica ragazza scherzammo sul fatto che in fondo al tavolo quando sarebbero giunti i camerieri dalle nostre parti, la cena si sarebbe già conclusa. - Tu piuttosto, parlami di te, non ti ho dato il tempo di indovinare, ma adesso ti stupirò io... - il tempo si fermò per alcuni secondi forse se fossi stato l'uomo dei pensieri della mia mente nei miei occhi si sarebbe materializzata l'immagine di qualcosa di ricercato: l'archeologa.  
La ragazza aveva l'aria ostinata una che non avrebbe rinunciato a niente, ma riusciva ad essere seducente e sexy in un cocktail estroso e divertente, ma una cosa era stata l'indizio decisivo, aveva unghie corte e rovinate e in quell'attimo dissi: - Tu... vediamo, tu sei una archeologa, una brava archeologa... - un sorriso di stupore solcava il suo viso sin troppo attraente - Incredibile, non ci posso credere ma tu... oh no... qualcuno ti ha detto... è... è semplicemente impossibile - la ragazza era euforica, e allontanandosi con la sedia gesticolava animatamente. Poi si calmò mi venne vicino placando la sua eccessiva emotività mostrandomi una scollatura di quell'elegante abito lungo - E lo sai perché' io sono in questo sperduto posto fra le montagne?  
Sto cercando un qualcosa di magico, importante e impossibile - poi allontanandosi avendomi incuriosito, risolse con aria di superiorità - ma a te forse non interessano queste cose vero? - Oh, certo che mi interessano invece. Con l'orgoglio ferito di un bambino a cui sia stata negata la conoscenza di un qualcosa che invece egli conosce perfettamente. - Sai di persone come te non se ne trovano molte cioé, volevo dire, sei proprio buffo! - Senti, spero sia un complimento, comunque cosa stavi dicendo a proposito del tuo viaggio qui? - Vedi questo uomo affianco a te...? Bene, lui... - io mi girai lentamente come in un meraviglioso sogno angosciante... 
Alla mia destra vi era un uomo anziano, la vera persona che dava serenita', trasmetteva la saggezza, un uomo maturo, insomma. Preoccupato mi rivolsi di nuovo verso l'appassionante ragazza: - Ehm... non sara' tuo marito questo distinto signore vero? - No, per carita', scherzi? Piuttosto, ti ricordi due o tre mesi fa quando la notizia di quell'oggetto non identificato fece parlare tutti i maggiori esponenti della U.C.S.R. (United Confederation of Space Research) americana? - Mmh... si, vagamente mi ricordo - ricordavo (la luce solare cosi' forte!).  
Era cosi' naturale per me adesso, parlare con quella ragazza, non c'era timidezza e senza esagerare ci conoscevamo da una mezz'ora - ero in barca quel giorno, ricordo vari flash, sotto un sole impossibile sudavo, e c'era la radio accesa, sai io non credo molto a questi fenomeni anche se sono preparato in questa materia. - pausa - A proposito, leggo 'Occhio Marziano', una bella rivista sai? Comunque si, mi ricordo, puoi continuare... - la ragazza aveva assunto nel parlare un tono più serioso, più ponderato - bene quest'uomo era un amico di mio padre buonanima, lui ha un tranquillo cottage in montagna, ha scritto anche un piccolo libro.  
Disse che stava godendosi una insolita serata stellata quando fu interrotto da quel riposo che era diventato un momento di meditazione da un fischio assordante quando si materializzò nel cielo quell'oggetto: si, l'U.F.O. che era comparso. - Ehi, aspetta un attimo, - mi appoggiai al tavolo, quasi proteso verso quella bella archeologa – Vu ... vuoi dire che, quest'uomo, è, cioè, ha visto l'U.F.O.? - Proprio così, semplicemente stupendo: vicino a noi abbiamo un testimone vivente della vita extraterrestre.  
Scusa, riprendendo il racconto... Da quel momento avvenne il trauma: perse uno dei sensi, dei cinque sensi umani: l'udito... - Oh! Che peccato, sembra... sembra un uomo così ben piantato per terra, cosi' intelligente, nel suo "mutismo"... - E lo e', sai le persone intelligenti io credo non perdano il loro valore umano, mai! - Poi sospirando e socchiudendo gli occhi - un vero peccato.  
Ciò che successe dopo, ha raccontato, è stata l'esperienza più inusitata della sua lunga vita. Ha detto in una delle sue numerose interviste rilasciate ai settimanali specifici, di non essere più riuscito a dormire, stava cambiando qualcosa non stava bene, sognava di mondi strani, diversi e luoghi e persone che mai aveva ne' visto, ne' conosciuto in vita sua. - Certo, purtroppo era in uno stato febbrile, era affetto da allergie inspiegabili, ma una era la cosa veramente strana sai?  
Ed è per questo che è stato in osservazione per parecchi giorni, la perdita dell'udito, di quel senso che non si valuta ma che per noi è indispensabile; pare... pare sia stata compensata da qualcosa, da un nuovo senso. Certo ancora non è niente di sicuro, anzi si naviga ancora in alto mare però...  
È.… è qualcosa di pauroso, non trovi? - Oh, sì più che pauroso fantascientifico oserei dire, ma come mai lui ora è qui, e.… e tu potevi raccontarmi questa storia così, così 'segreta'? Potevi o meglio, hai potuto visto che ormai sono quasi tutto? - Forse ti ho detto di più di quello che la gente sa o ha saputo dalle riviste? No, fammi continuare: Ester si è ribellato vigorosamente, non gli andava di essere una, come dire, una cavia e dopo alcune discussioni... beh... è libero, logico no?  
In qualunque caso tu mi sei molto simpatico e se ti avessi voluto rivelare di più? - Lusingato a dovere, ma senti mi inizia a piacere questa strana storia. Tu, da archeologa, cosa c'entri? -. I camerieri erano giunti e fummo interrotti in quella discussione che assumeva un aspetto più che piacevole. Svuotavano in quel momento le ultime tre portate di quel primo piatto: una a me, una alla ragazza e una all'uomo protagonista di quella vera "Fanta-tragedia"...  
Altri chiacchieravano e decantavano le qualità di quei cannelloni davvero ottimi. La cena andò avanti sino a notte inoltrata, sfiorando l'alba. La ragazza aveva avuto la forza di abbattere ogni muro insormontabile di timidezza conosciuto e fu così che nel mezzo del dessert (crème-caramel) avanzai un ipoteso di un fidanzamento, i suoi occhi brillarono, poi, mi baciò e appassionatamente mi rispose in tono secco ma dolce: Sì.  
Salutai e ringraziai tutte le persone che avevano preso parte alla cena di compleanno. Già: un'inutile festa di compleanno. Mentre strinsi la mano al vecchio uomo amico della ragazza questi fece un gesto come quando ci si ricorda di qualcosa. Poi (io osservavo ansioso il seguito di quel frammento della mia vita), mi fu offerto un libro con una copertina plastificata portante il titolo 'La Collina del Granò... ringraziai l'uomo fin troppo gentile voltai il libro, e lessi l'autore: Ester Brandina, era il suo libro.  
Di quell'uomo così sfortunato nella fortuna di aver visto qualche altra forma di vita. Lontano intonavano alcuni strumenti quel dolce lamento così orecchiabile. Non vidi nessun amico o parente che fosse, conobbi in quella serata favolosa solo quella misteriosa e bella archeologa che mi aveva ingenuamente coinvolto in una storia così importante. Avanzavamo abbracciati verso, verso cosa?  
Ah, ora ricordo: la botola, per accedere alla stanza da letto. In quel mentre l'anziano uomo disse alla ragazza di voler pernottare qui e di conseguenza di non voler tornare a casa sua. In mente mia mi chiesi come sarebbe tornato, da solo?  
 
Non penso, ma soprattutto cosa l'avesse affascinato di questo bizzarro hotel. La ragazza, il mio nuovo amore... Ero davvero innamorato?  
Era solo il famoso 'coup de cour', colpo di fulmine per meglio dire? Sta di fatto che c'eravamo dichiarati ufficialmente fidanzati da poche ore. Ad una festa di compleanno, già avevo compiuto da quel giorno misterioso in cui misi il mio corpicino qui, nel mondo, il mio... il mio (dai non vorrai scordarti quanti anni hai proprio adesso? Vero?  
Dai che ti ricordi quante, quante candeline avresti dovuto spegnere? Le candeline oh, sì le famose candeline sulla torta, già e non ti ricordi quanti dannati inutili anni hai? Uno, due, cinquanta, trecento o novemilasettecentocinquantatre, che importava, potevo averne anche quarantadue, ero talmente stanco che non mi ricordavo).  
No in verità non ricordavo, e già non ci stavo più pensando, ora mi erano tornate alla mente delle cose strane: un occhio aperto scolpito nell'intonaco di un hotel, lo stesso hotel un unico triste, ma frequentato hotel in uno sperduto paese sconosciuto di montagna, una ragazza archeologa intraprendente e dolce, dolcissima, un uomo singolare, anziano, protagonista di un evento già fantascientifico dai chissà quali sviluppi... poi, quarantadue, perché' quarantadue? Ah sì: i miei anni forse? No, era un numero che mi era sempre stato simpatico, cosa? Simpatico? Un numero simpatico... buffo no?  
Quarantadue uguale, si uguale a.… vediamo, cinquanta meno otto... ero troppo stanco. Io l'amavo davvero però, i sintomi erano quelli vero? Vero. Stavo... sì, stavo pensando al quarantadue e allegramente lo ripetevo in mente.  
Con fatica sollevai la botola che conduceva nella stanza da letto numero (quarantadue) sette. Scesi dalla scala e iniziai a spogliarmi dopo aver richiuso la botola e cercato nella valigia il mio pigiama, già per quello che serve, potrei, potrei usarne quarantadue, quarantadue...  
Ero nel letto in quella buia stanza, forse stavo osservando quel simbolo sopra la mia testa, avrei dormito con quell'occhio in testa che mi avrebbe osservato, mangiato e sputato quante volte, quante? Quarantadue e i conti tornano, i tonni cornano, cosa, cosa sto dicendo sono stanco adesso... adesso... Dormivo, sognavo, ero sveglio.  
Alla porta bussò qualcuno, ma chi... oh sì, la ragazza, ma, possibile che l'avevo già dimenticata? No il mio dolce amore no, impossibile: ero solo tanto stanco. Entrò più dolce che mai e mi svegliai d'improvviso era (l'ho già detto), più dolce che... eravamo sul letto, lei mi baciò, poi accadde l'inevitabile: l'amore si trasformò come in una intrasmutabile reazione chimica in... sesso.  
Archeologa, quarantadue, amore, spazio, extraterrestri, uomini, oceani... 
La mattina mi svegliai al chiarore di una luce mattutina che filtrava da qualche parte. Lei dormiva ancora, forse sognava (mi alzai assonnato, dirigendomi verso il piccolo bagnetto), cosa? Stanotte avevo, si vagamente ricordo, c'era stato... il mio compleanno.  
Lei aveva un braccio sotto il cuscino, una gamba leggermente divaricata i capelli voltati da un lato e, e un braccio dietro in attesa di qualche mano forse per dire, piacere sono, sono l'Archeologa. Già, ero stato una notte in un hotel, modesto, divertente, allegro, insieme ad una archeologa stupenda che si era innamorata davvero... su quei delicati vagheggiamenti però, il chiudere le palpebre fu fatale per riprende inesorabilmente il sonno.  
Mi risvegliai dopo circa un'ora, sentivo una canzone, non antica, moderna, non suonata, ma palesemente cantata, delicatamente sussurrata tra le labbra. - Archeologa? - Sei sveglio? Io, da molto tempo, ho voglia di fare una passeggiata, e tu? - Oh, sì, ma hai dormito con questo pensiero? - No, è che volevo parlare, parlarti, sai un argomento che ieri abbiamo lasciato in sospeso... - Amore, vieni? - Eccomi, ecco, ti ho portato, un bel regalino! -  
La giovane avanzava decisa ma dolce, con un vassoio fra le braccia, dal quale un filo profumato di fumo spuntava ondeggiando: - Sai, sono uscita due orette fa, ho trovato Ester - Ester? Ah, certo quell'uomo, il tuo amico - mi ricordai di avere il suo libro: "La collina del grano" - Ti voleva salutare, ma è partito presto, ti saluta tanto comunque...  
 
- Oh, peccato, faceva piacere anche me salutarlo ma a proposito, dov'¿ che vive adesso? Non penso in casa sua... - Oh, no, è impossibile addirittura riuscirà a vedere casa sua. Quando alcune delle squadre più importanti della U.C.S.R. sono venute dagli USA, hanno recintato la zona, avvisando le persone che poteva trattarsi di zona contaminata... Tornando a Ester, ora vive da sua sorella, sai, ha anche bisogno di compagnia, adesso in città non si trova molto bene, ecco perché' ha fatto quest'ultimo week- end qui, ha detto che gli ricorda la campagna. Pover'uomo anche lui. - Mi alzai e mi avviai verso il bagno, mi rinfrescai, mi vestii... - Vieni, ti va una passeggiata? -  
Quella archeologa così bella, che in una sera, (e che sera, poi!) mi aveva fatto innamorare, adesso mi chiedeva di fare una passeggiata, io ero un po' stanco, rifiutare, oh no! Non si poteva, era troppo dolce. Solo che io... insomma la casa, il lavoro, ah, è vero, mi ero preso una settimana di ferie. Allora? Passeggiata. - Arrivo, ci metto un attimo.  
Ah, senti, ce ne andiamo stasera? - E perché'? Si sta così bene! - Cos'¿ che hai detto? Si sta così bene? Non è che ti occorrono gli occhiali? Mi sembra un posto così strano, così come incontri fanciulle deliziose, puoi accedere alle cucine tramite una botola, mah! Oppure così come esiste il cortile sporco e maleodorante ti servono nella sala da pranzo con piatti di porcellana pregiatissima! -. Stavo parlando da solo, lei evidentemente era già uscita, io avevo deciso di mettere una valigia in macchina, così quella stanza si sarebbe un po' liberata.  
Chiusi la porta, fuori c'era il sole ma faceva fresco, avevo voglia di leggere mi ero portato apposta quel libro. Da molto tempo non leggevo, si ogni tanto in barca, ma di tempo non è che ne avessi molto in fondo. Uscimmo dall'hotel, spensierati, contenti. Io mi avviai verso la piazzetta con la valigia un po' più pesante rispetto a quando l'avevo portata.  
Dove avevo lasciato la macchina? Davanti alla fontana. Quel posto dove un giorno fa arrivai, inconsapevole del fatto che avrei conosciuto una archeologa (di cui tra l'altro mi sarei anche innamorato), un posto magico, divertente e rilassante, quella insolita stanchezza, un uomo partecipe e protagonista di un importantissimo caso fantascientifico...  
Ma ti rendi conto, mi ripetevo eccitato scopritore di una emozione ritrovata, ti rendi conto: alieni, alieni con un occhio solo, verdi, con quante braccia? Quarantadue. Alieni che vengono qui sulla terra a.… a portare la civiltà, a risolvere le crisi economiche a rinsanire questa povera malata terra oppure a...  
 
La mia eccitazione svanì portando i pensieri verso un lato pessimista: a colonizzare, a distruggere, a ucciderci forse. Mancavano pochi metri alla macchina, finalmente arrivai, sotto quel 'corridoio' sovrastato da bellissime querce, aprii il portabagagli e infilai quella valigia.  
Poi girandomi verso il lato chiaro vidi seduta su una panchina l'archeologa. Allora feci dei gesti con le braccia per richiamare la sua attenzione quando mi vide e le andai incontro. - Ciao bella... - Ciao, andiamo allora? - Si, certo, dove però? - Come dove? A fare una passeggiata... - Va bene, ma solo se c’è un posto al fresco, sai, anche se non è una giornata particolarmente calda vorrei non sudare troppo, sono una persona che soffre molto il caldo -. Camminavamo: - Lo sai che sono un po' stanco in questi giorni... una stanchezza strana, eppure non è che sia stressato o sovraffaticato anzi, sono in vacanza, non so proprio cosa sia... -  
Guarda, non me né parlare sono nelle tue stesse condizioni... - Lo ricordi quell'occhio, quell'occhio scolpito nell'intonaco... in camera nostra - Lei era evidentemente sovrappensiero non aveva chiaramente capito o sentito niente, forse stava pensando a un posto al fresco.  
Meglio così avevo detto una cosa inutile e insensata forse. - Cosa hai detto? - Niente, niente, piuttosto avevi detto questa mattina che dovevamo parlare di un argomentuccio lasciato in sospeso. Se non sbaglio. - Sicuro, non sbaglia, preparati poiché' assolutamente non te lo aspetteresti da me... - Cosa non mi aspetterei?  
Non ti preoccupare non mi spaventerò con niente... qualunque cosa sia - Vedi, sempre a proposito di Ester, e dell'oggetto volante. Non si tratta di una cosa così semplice, banale come tutti, pensano (a dire la verità io non l'avevo mai pensato), la cosa forse è ben più complessa, ascolta: io ero in America del Sud... in Perù, a Puerto Berrio.  
Fai attenzione adesso: ero in una zona di scavi, come al solito stavo facendo delle foto a vari reperti e intanto con il team continuavamo gli scavi in cerca di qualche altra cosa... Vedi, abbiamo trovato degli incavi quadrati su una grande lapide color argilla ma di consistenza marmorea con dei complicati ideogrammi scritti nell'interno, non c'entravano niente con i nostri scavi, comunque eravamo eccitati, immaginati la scena quando ci siamo trovati questa lastra quasi indistruttibile davanti agli occhi, eravamo tutti li esausti, ma eccitatissimi, è una delle soddisfazioni del mio lavoro.  
Mi segui? Bene, di alcuni ideogrammi non se n’è fatto niente, era ed è tuttora impossibile decifrarli, visto che non si tratta di segni grafici terrestri, ma altri, una parte minima ma forse la più importante e descrittiva, forniva un indizio, le indicazioni per ritrovare delle, ehm, hai presente quei film dove si va alla ricerca di pietre preziose eccetera? - Certo, ce ne sono a bizzeffe e allora cosa c'entrano adesso con l'archeologia... - Vedi è questo il punto, quello che non riesco a spiegare, non è archeologia!  
Non sono reperti di greci, civiltà maya, tanto per essere comprensibile, sono testimonianze di altri mondi! Riesci a comprenderne l'importanza!  
È archeologia spaziale! - Si certo, non ti scaldare ho capito, e poi cosa successe, il seguito, insomma cosa non mi aspetterei da te?! -. Passeggiavamo lenti, con gli sguardi rivolti a quel marciapiede, uno sporco e impolverato marciapiede.  
La gente moriva, muore, dei bimbi nascevano, nascono e noi stiamo parlando di alieni che miliardi di anni fa sono venuti su questa terra, e noi li aspettiamo ancora, mentre la gente muore e qualcuno nasce... 
- Vedi io sono, insomma ho rubato in museo indiano le due prime pietre da collocare negli incavi! Hai capito adesso, ora la polizia indiana mi sta dando la caccia, ha sguinzagliato qui dei professionisti in borghese, è un inseguimento che dura da parecchi mesi... - Ci fermammo. Lei disperata, quasi piangeva, io mi misi una significante mano nei capelli - Cosa?  
Ma tu, tu sei una ladra!? Capisci che hai rubato in un museo? Senti scusa ma..., no forse sono pazzo io, tu sei andata in India e hai rubato due... no non è possibile... - No, non sono una ladra te lo giuro, mi occorrevano... quei... quei, ma si, quei talismani e in quel museo poi, non servivano neanche, li avevano trovati e li tenevano in una vetrina dimenticata, capisci che forse stiamo risolvendo un puzzle che sconvolgerà il seguito della vita? - Appunto, non potevi, insomma... dovevi scoprirla proprio tu quella lapide?  
Per gli Dei! Ma lo sai che rischi una permanenza variabile nelle carceri... almeno da archeologa, hai qualche agevolazione? - No, il resto di niente, l'unica cosa è che mio padre potrebbe pagare sicuramente la cauzione  
 
- Oh, bene, ma tuo padre o tua madre o uno zio cosa ne so io, sanno di questo macello? - Macché'! Vivono lontano ci siamo persi di vista un po' di tempo fa purtroppo... - Voglio solo sperare che non ci vada di mezzo io... - In quel momento ad una moderata velocità, avanzava una auto nera lunga, finestrini oscurati, carrozzeria elegante (che, stonava col resto dell'ambiente) insomma possiamo definirla una limousine, presente?  
Già, una limousine e dire che le avevo viste solo nei film e ora dove la trovo: in un paese sperduto... Non la stavo osservando più, ero ritornato in silenzio, a contemplare, quella situazione quando improvvisamente la macchina nera accosto, con una frenata brusca, si aprì lo sportello e con un atto forza qualcuno ci triò all'interno dell'auto la mia fidanzata archeologa e dopo anche me scosso da questo violento urto. Avete mai provato a pensare?  
A pensare a ciò che può accaderci di più strano da protagonisti? Io avevo visto una macchina sulla quale mi ero soffermato, ora, avrei mai potuto pensare che quell'auto avrebbe 'rapito' l'archeologa e me?  
Nel futuro era già successo, nel passato quegli autisti stavano pensando già a come prenderci e nel presente, in quella mattina, in quel momento eravamo zitti sudati con delle pistole puntate ai fianchi sui sedili di quella limousine... 
 
- Come non detto! - dissi davanti a quei visi dai lineamenti non europei così audaci nello sguardo, eleganti, espressioni etiche di qualche corpo di vigilanza segreto... Uno dei quattro seduti nell'ampio retro della macchina, dotato di un simpatico angolino bar, alle mie parole mosse la bocca emettendo delle lettere forzate, quasi come se non conoscesse la lingua: - Zitto! -.  
Stavo pensando in quella situazione così imbarazzante, fissando lo sguardo sempre bellissimo ma purtroppo impaurito di Emy, (oh sì! Mi si perdoni la consapevolezza di aver nascosto sino ad adesso il nome della archeologa) che, tra i due loschi figuri dalla pelle olivastro-scuro, agitava nervosamente la testa, in cerca di qualche indizio che potesse confermarci qualcosa della condizione in cui eravamo, che questi personaggi (già stavano sfrecciando e avevano di gran lunga superato il paese) mi davano l'impressione di portarci in qualche posto molto lontano e le mie valigie e la mia macchina erano ancora all'hotel, tra l'altro ancora da pagare.  
Poi in quella situazione pericolosa (già mi ero comportato stupidamente a non chiedere informazioni e ribellarmi prima...) mi venne voglia di leggere e dalla tasca interna della giacca , muovendomi lentamente costretto dalla posizione, considerando anche che con una mano per non insospettire ulteriormente quei poliziotti in borghese, facevo segno di attendere, estrassi quel libro non tanto voluminoso costituito anzi a vista d'occhio, da un centinaio di pagine, dalla gialla copertina, dell'uomo che aveva avuto un incontro ravvicinato del secondo tipo e, sotto lo sguardo dubbioso dei personaggi iniziai a sfogliare le prime pagine.  
Uno degli agenti ancora fisso, mentre viaggiavamo con quella lussuosa auto non come ospiti, con lo sguardo sul mio libro fece un gesto comprensibile con una mano, ma sempre attento con l'altra a tenere sotto tiro la bella archeologa con la pistola ed io timido ma con l'entusiasmo di far vedere e far conoscere quel libro glielo porsi volentieri, lui lo prese, se lo girò in mano lasciando per un momento 'libera' Emy, diede una occhiata alle pagine, in cerca di chissà quale prova e osservando gli altri uomini con sguardo fiducioso e distratto assentì emettendo un 'rilassante': - Ok... -. 
 
Le Cronache 
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