Era notte ai tropici.
Il telefono mi sfuggì di mano.
Mi sentii svenire.
Corsi lontana da tutti.
Restavo muta mentre urlavo in me.
"Perchè, perchè, perchè?"
Il sole mi aveva accarezzata tutto il giorno.
La mia pelle, ancora troppo viva per il vento che soffiava caldo e forte, mi sembrava inconsapevole di ciò che avevo appena saputo, che aveva straziato la parte più profonda di me.
Ero divisa.
Un sentire improvviso, nuovo, che non conoscevo mi dilaniava.
...le Tue mani bianche, troppo, troppo lontane dalle mie carezze.
Mi immersi nel mare scuro, caldo.
Mi ritrovai in Te, Mamma, mentre galleggiavo in quel liquido che mi riportava lontano, in un tempo, incosciamente presente in me, che ora rivivevo e che a Te mi ricongiungeva.
Vedevo il cielo con stelle così luminose che mi parlavano, mi placavano ed asciugavano le mie lacrime che si perdevano tra le onde.
Sorrisi un attimo.
LaTua voce era in me.
Tu, Mamma, questo avresti voluto: un mio avvicinarmi a Te, al di là del tempo e dello spazio, attraverso la forza dell'amore e della natura.
Tu chiamaLa.
La Sua voce
nella lacrima della pioggia,
nella corsa del torrente,
nella calma del fiume,
nel ritmo delle maree,
nell'impeto del vento,
nel richiamo del passero,
nella nota del violino,
nel ticchettio del metronomo,
nel pianto del bimbo,
nel sorriso dell'anziano,
nel respiro delle stagioni,
nel silenzio della vetta,
nel rumore del giorno,
nella veglia della notte.
Lei
nel lucido manto della foglia,
nel nudo ramo dell'albero,
nella bianca ovatta della nebbia,
nel libero volto della nuvola,
nei caldi giochi del sole,
nei profondi misteri della luna,
nelle orme sulla sabbia,
nell'arcobaleno delle profondità,
nella luce,
nell'ombra.
Il Suo esserci
nell'ansia di un'attesa,
nell'abbraccio di un arrivo,
nel dono di un incontro,
nella tristezza di un addio,
nella danza di un ritorno,
nel nodo delle mani,
nel bacio più vero.
Melanconico ricordo
che percorre la tua pelle,
che parla alla tua anima,
che scrive su di te.
Haiku
Fiore prezioso
di fragile cristallo:
la nostra vita
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