di Ninni Raimondi 
18 Agosto 2024
13 Strage della cartiera Burgo
 
 
Strage della cartiera Burgo 
 
I partigiani comunisti dopo la fine della guerra instaurarano alla “Cartiera Burgo” di Mignagola di Carbonera (Treviso) un campo di concentramento dove molte centinaia di persone, parte delle quali costituite da fascisti sarebbero state internate, quasi sempre torturati in modo efferato, e poi normalmente eliminate. 
Molto spesso i corpi sarebbero spariti nelle caldaie, dissolti nell’acido solforico sotterrati in luoghi nascosti, gettati in paludi o nei fiumi, in particolare nel Sile. 
 
Fu possibile nel seguito del tempo, cessato il potere della organizzazione e restaurata una certa legalità, effettuare il seppellimento e la identificazione. Tuttavia solo per una piccola parte delle vittime, un centinaio circa, fu possibile l’identificazione. 
 
Gino Simionato detto «Falco», un partigiano comunista classe 1920, tristemente noto nel trevigiano per alcuni atti di sadismo compiuti insieme alla sua brigata, uccise personalmente a colpi di vanga da 32 a 37 prigionieri inermi. 
 
Il numero totale di persone uccise nella cartiera è vicino a quello delle vittime delle Fosse Ardeatine: Bruno Vespa, nel suo libro Vincitori e vinti, arriva a paragonare il Comandante Falco ad Erich Priebke, con la differenza che Priebke “aveva fama di essere un nazista fanatico [e] obbedì ad un ordine infame, Falco [invece] gli ordini li dette”. 
Priebke fu condannato all’ergastolo, Simionato invece fu amnistiato dal giudice istruttore di Treviso il 24 giugno 1954. 
 
Di "Falco" parla anche nel suo libro Il sangue dei vinti.