La dottoressa 
11 Novembre 2021 
 
 
 
La dottoressa 
 
Viene a trovarmi quasi tutti i giorni, ovviamente senza preavviso, con i suoi abiti pesanti e grigi, sempre inadeguati a qualsiasi condizione meteorologica, così sgradevoli alla vista.  
Spesso si accomoda senza chiedere il permesso, facendomi inginocchiare a testa bassa, invadendo i miei spazi preziosi e amati.  
Sottraendomeli, mi procura pena e dolore.  
 
Mi ha sempre terrorizzato la sua presenza, un tempo più frequente e insidiosa.  
In passato mi ha distrutto giornate intere, mesi, anni.  
 
Mi ha quasi ucciso.  
Ho lottato in tutti i modi contro di lei, anche se mi toglieva le forze, fino a rendermi inerme e pietoso.  
Nessuno potrà mai comprendere, se ha avuto la fortuna di non averla mai incontrata, la devastazione che è capace di provocare.  
Nessuno può immaginare il male che riesce a procurare e il dolore sommesso che mi da nel trionfare con aria soddisfatta alla mia totale demolizione.  
 
Al limite della disperazione, il caso e la mia pertinacia mi hanno condotto da un gran dottore per farmi aiutare.  
Lui intravide la cupa signora dalle mie parole e scavando tunnel e sottopassaggi suggeriti dai miei racconti, mi procurò armi che nessuno mai prima mi aveva fornito e la affrontai, le ferii più volte, ma non la uccisi.  
 
Tuttavia, ferita e ormai vecchia, se ne andò.  
Mi liberai di lei, a cui seppi pure dare il volto della zia tormentatrice. Ma ogni tanto ritorna, e ancora mi fa tremare i polsi e mi annebbia i pensieri, ma resta per poco anch'io la ignoro e offesa va via.  
Signori, lei è la mia Ansia!  
Una donna cattiva, che mi tormenta da sempre, che mi ha derubato di gioia e felicità, che mi ha negato tante opportunità, che mi ha reso, per alcuni periodi della mia vita, poco più di un'ameba.  
Ma oggi le catene sono cadute, un maestro mi ha insegnato a governarla con sagacia.  
Oggi, quando la avverto, mi arrabbio con me stesso, perché incapace di inferirle il colpo mortale. Certi giorni penso al tesoro di cui mi ha depredato, ormai irrecuperabile e allora mi attorciglio all'albero del rimpianto, che rende lerci e bui e incapaci di contare i tesori attuali.  
 
Ma una cosa voglio dirla: La mia ansia, benché non sia possibile calcolare il male che mi ha arrecato, è stata anche una maestra.  
Mi ha insegnato l'attesa e a guardare i fiori che crescono durante l'attesa, ad ascoltare i silenzi, a guardare nel buio, a vedere come in uno specchio, i tanti incubi che si aggirano dentro di me.  
Alcuni vengono sistematicamente ignorati, non viene mai data loro udienza e soffrono in silenzio, altri sono finti, non hanno niente a che vedere con me stesso, ma sono quelle che il mondo ci obbliga ad essere e sono accarezzati, ma non sono reali. 
 
Poi ci sono sibili, ricordi, mani, occhi, corse, ginocchia, tombe, urla e le camicie di forza e i pugni e le iniezioni.  
La mia ansia mi mette ogni giorno davanti ad uno specchio, e mi rimanda ancora un'immagine scomposta. 
 
Dimenticavo: Lei è il mio nuovo medico curante qui, al terzo braccio dell'OPG - Ospedale Psichiatrico Giudiziario, dove tutti sono buoni. 
Dove tutti sono, anche, molto cattivi e pieni di formalina.  
 
Cristo, un'altra notte