Il Diario
9 Novembre 2018  
 
Dal diario di un vampiro 
 
Mi avvicinai lentamente... 
"Vi ringrazio, Signora. Era naturale che mi preoccupassi di una donna che si trovava nella vostra condizione. 
Andavo a caccia sui monti, allorché mi giunsero all'orecchio alcune detonazioni; compresi che so trattava di qualche assalto a mano armata e mi diressi verso il luogo del combattimento, come diciamo noi. 
 
Grazie a Dio giunsi in tempo, ma sarei forse troppo ardito se Vi chiedessi per qual motivo una donna d'alto lignaggio come Voi si è ridotta ad avventurarsi nei nostri monti?". 
"Io sono polacca, Signore", mi rispose. " I miei due fratelli sono morti non da molto nella guerra contro la Russia e mio padre, ch'io abbandonai mentre si preparava a difendere il suo castello, li avrà certo raggiunti a quest'ora. 
Io, fuggendo per Suo ordine, da tutte quelle stragi, andavo a cercare un rifugio nel monastero di Sahastru, dove mia madre, in gioventù e in circostanze simili, aveva trovato asilo sicuro". 
"Siete nemica dei russi: tanto meglio!", dissi. "Questo Vi frutterà un potente aiuto al Castello e noi avremo bisogno di tutte le nostre forze per sostenere la lotta che si prepara. Ma prima di tutto, Signora, giacché io so chi siete Voi, è opportuno che sappiate anche Voi chi siamo noi: il nome dei Brankovan non Vi è ignoto, non è vero, Signora?". 
 
Fece un cenno di assenso. 
"Mia madre è l'ultima principessa di questo nome, ultima discendente dell'illustre Capo fatto uccidere dai Cantimir, i vili cortigiani di Pietro I. Sposò in prime nozze mio padre, Serban Waivady, Principe anch' Egli, ma di stirpe meno illustre. Mio padre era stato educato a Vienna e li aveva potuto apprezzare i vantaggi della civiltà. Risolse di fare di me un europeo. Partimmo, quindi, per la Francia, l'Italia, la spagna e la Germania. 
Mia madre, invece...".. 
"Ma voi voi …" m'interruppe sbarrando gli occhi e fissandomi lungamente e intensamente nel profondo dell'animo. 
"Voi ...siete pallido e" prendendomi lestamente la mano, soggiunse" ..freddo. Voi siete freddo. tenete copritevi". Detto questo si tolse la pesante pelliccia che, adagiata sulla slitta, la copriva. 
 
Sorrisi e un po' mortificato aggiunsi: “Signora, perdonatemi, ma io son morto!”. Impallidì e indietreggiando sussurrava: “non è possibile, non...". 
"Si mia Signora, purtroppo trattasi del vero. Io son defunto e solo ammirazione per Voi mi spinse fermarvi". 
Rimase titubante poi, con gesto imbarazzato mi prese la mano. “Non temete. saprò mantenere il Seg...". 
"No no, mia Signora, non impegnate la Vostra parola su quant'altro potrebbe capitare". Ella stupita mi guardò prima che il violento fendente della mia sciabola le spiccasse dal tronco la testa. Dolce e gentile Signora, così fuggevole e frettolosa nel rotolare in basso ai pensieri del mondo: anche Voi perdeste la testa per me?" 
 
Mi conficcai il pugnale nel braccio sinistro e iniziai a leccare, senza ritegno a leccare. 
Le ombre della notte stavano per carezzare i miei capelli e il calore del dolce liquido rosso, mi pervadeva la gola ed il respiro. Mi sedetti e piansi, mentre seduto in terra, aspettavo la "Nuova alba" che mi avrebbe bruciato, purificandomi e concedendomi mercede di questa orribile e impudenda vita! 
 
Buona notte 
 
Dal Diario di Krenneg McAff 
Bardo e Maestro di Spada