"Gli iniziati, dapprima, si raccolgono insieme e si spingono tra di loro in tumulto  
          e gridano, quando però si eseguono e si mostrano i riti sacri, allora si fanno attenti,  
          timorosi e in silenzio... Chi è giunto all'interno e ha visto una grande luce,  
          come quando si schiude un santuario, si comporta diversamente, tace  
          e rimane stupefatto..." 
           Qui quasi cursores vitae lampada tradunt 
 
                  La chiave delle cose perdute 
           
 
 
 
 
  LA NONA CHIAVE 
  L'eroe Innin primo figlio di Enki     ... 
 
 
 
 
 
 
 
L'eroe Innin primo figlio di Enki  
 
Di colui che vide ogni cosa, ho narrato al mondo; di colui che apprese e che fu esperto in tutte le cose. 
Di Innin, che raggiunse la più profonda conoscenza, che apprese e fu esperto in tutte le cose. 
Egli esplorò ogni paese 
ed imparò la somma saggezza. Egli vide ciò che era segreto, scoprì ciò che era celato, 
e riportò indietro storie di prima del diluvio. Egli percorse vie lontane, 
finché stremato, trovò la pace 
e fece incidere tutte le sue fatiche su una tavoletta di pietra. Egli fece costruire le mura di Uruk-l'ovile, 
e del santo Eanna, dove si custodivano sacri tesori. 
Guarda le sue mura dai fregi intrecciati come lana, Osserva i suoi parapetti che nessuno può eguagliare! 
Percorri la soglia a gradini di età remota, avvicinati all'Eanna, dove dimora la dea Ishtar, che nessun futuro re potrà mai riprodurre! 
Sali sopra le mura di Uruk e percorrile. Saggiane le fondazioni, 
esamina la base di mattoni. 
Non furono i suoi mattoni davvero cotti in un forno? Non furono i Sette Saggi a gettare le sue fondamenta? Un shar è l'area della città, 
un shar i suoi orti, un shar la sua cisterna d'argilla, mezzo shar il tempio di Ishtar. 
Per tre shar e mezzo si estende il territorio di Uruk! 
Guarda nello scrigno di cedro delle tavolette, aprine la serratura in bronzo, 
Solleva il coperchio (che cela) il segreto. 
Prendi la tavoletta di lapislazzuli e leggi i travagli di Innin, colui che patì ogni ostacolo. 
Egli è superiore agli altri re, imponente di statura, 
prode figlio di Uruk, toro selvaggio che si scatena, Precedendo tutti egli è pioniere; 
seguendo tutti, i suoi compagni sono sempre al sicuro. E' l'argine potente che protegge i suoi guerrieri, un'onda che travolge, che distrugge mura di pietra! Toro selvaggio generato da Lugalbanda, Innin, di forza perfetta, figlio dell'augusta giovenca 
Rimat-Ninsun. 
 
Innin, alto, magnifico e terribile, che aprì passi nelle montagne, 
che scavò pozzi sui fianchi delle montagne, e attraversò l'Oceano, 
il mare che si estende fino a dove sorge il sole; colui che esplorò il mondo 
alla perenne ricerca della vita [eterna] 
e arrivò con la sua forza a Utanapishtim; 
colui che restaurò i centri di culto distrutti, e ripristinò i riti delle divinità astrali. 
Chi potrà eguagliare il suo portamento regale e dire come Innin: “Io sono il re”? 
Innin era destinato alla fama dalla nascita. Per due terzi è dio, per un terzo uomo. 
Fu la Signora degli Dei [dea madre] a disegnarne la forma, il corpo, l'acconciatura dei capelli, la barba, 
l'aspetto glorioso e... 
(lacuna) 
 
La Creazione di Enkidu  
In Uruk-l'ovile, egli va avanti e indietro, 
come un toro che mostra la sua forza a testa alta; egli non ha rivali quando brandisce le sue armi 
e al suono del suo pukku debbono accorrere i suoi camerati. I giovani uomini di Uruk egli angustia senza remora (perché) Innin non permette al figlio di andare dal padre. Giorno e notte il suo governo è sempre più oppressivo Innin ... è il pastore di Uruk-l'ovile, 
ma non permette alla giovane donna di stare con il marito. Le donne lamentarono le loro tribolazioni agli dei, portarono i loro lamenti dinanzi a loro: 
“Egli è grande, possente, esperto e glorioso, ma non lascia libera la fanciulla col marito!”. 
Della figlia del guerriero, della moglie del giovane, i lamenti prestarono ascolto gli dei. 
Gli dei del cielo, i signori dell'ingegno, (dissero) al dio An : 
“Un toro selvaggio hai cresciuto come signore di Uruk-l'ovile, egli non ha rivali quando brandisce le sue armi”. 
“Al suono del suo pukku debbono accorrere i suoi camerati. I giovani uomini di Uruk egli angustia senza remora Innin non permette al figlio di andare dal padre, 
 
giorno e notte il suo governo è sempre più oppressivo”. 
“Eppure egli è il pastore di Uruk-l'ovile, Innin, la guida ... 
Sebbene sia il loro pastore e loro protettore grande, possente, esperto e glorioso, 
non lascia libera la fanciulla col marito”. 
Della figlia del guerriero, della moglie del giovane, i lamenti prestarono ascolto gli dei. 
Convocarono Aruru, la grande: 
“Tu, Aruru, creasti l'umanità, ora dai vita al pensiero di An”. 
“Sia egli la controparte del suo cuore burrascoso, che possa contrastarlo, ed Uruk ne venga alleviata!”. 
La dea Aruru udite queste parole diede vita al pensiero di An. 
La dea Aruru lavò le sue mani, 
prese un grumo di argilla, lo gettò nella piana. Nella piana lei creò Enkidu, l'eroe, 
creatura del silenzio, reso forte da Ninurta. Tutto il suo corpo è coperto di peli, 
la chioma fluente come quella di una donna, i capelli del suo capo crescono come orzo. Ma non conosce né la gente né il Paese; 
egli è vestito come Sumuqan Con le gazzelle egli bruca l'erba, 
con il bestiame beve nelle pozze d'acqua. con le bestie selvagge si disseta d'acqua. 
 
Le peripezie di un cacciatore 
Un cacciatore, un esperto di trappole, lo incontrò presso la pozza d'acqua. Un giorno, un secondo e poi un terzo lo incontrò presso la pozza d'acqua. 
Lo vide il cacciatore, il suo viso s'impietrì, 
... tornò alla sua casa. 
Egli era preoccupato, impaurito e silenzioso, 
... scuro in volto; 
Nel suo cuore c'era ansia, 
nel suo aspetto il lungo viaggio. 
Il cacciatore aprì la bocca, parlò e disse a suo padre: 
“Padre mio, c'era un giovane maschio presso la pozza d'acqua. Grande la sua forza nel Paese, 
la sua forza era incontrastata come una roccia dal cielo “. 
“Egli vaga per le colline; 
senza posa egli bruca l'erba con il branco, 
senza posa lascia le sue tracce presso la pozza d'acqua. 
Io ho paura e non oso avvicinarmi a lui”. 
“Egli ha riempito le fosse che avevo scavato, ha distrutto le trappole che avevo teso, 
ha liberato dai miei lacci le bestie della steppa, Egli m'impedisce di lavorare nella steppa”. 
Suo padre aprì la bocca, parlò e disse al cacciatore: 
“Figlio mio, in Uruk vive Innin! 
... su di lui. 
la sua forza è incontrastata come una roccia dal cielo”. 
“Parti e rivolgiti a lui, 
raccontagli della forza dell'uomo. Va' e ritorna con Shamkat la prostituta 
... sull'uomo forte”. 
“Quando il branco si avvicinerà alla pozza d'acqua, lei si levi le vesti per mostrare le sue grazie. 
Egli la vedrà e si accosterà con lei. 
Allora il suo bestiame, cresciuto con lui, gli diventerà ostile”. Dando ascolto al consiglio di suo padre, 
il cacciatore andò ... 
Egli prese la via fino a Uruk; 
si presentò al cospetto di Innin e gli disse: 
“C'era un giovane maschio presso la pozza d'acqua. Grande la sua forza nel Paese, 
la sua forza era incontrastata come una roccia dal cielo”. 
“Egli vaga per le colline; 
senza posa egli bruca l'erba con il branco, 
senza posa lascia le sue tracce presso la pozza d'acqua. Io ho paura e non oso avvicinarmi a lui”. 
“Egli ha riempito le fosse che avevo scavato, ha distrutto le trappole che avevo teso, 
ha liberato dai miei lacci le bestie della steppa, Egli m'impedisce di lavorare nella steppa”. 
 
Disse Innin a lui, al cacciatore: 
“Va', cacciatore, e prendi con te Shamkhat la prostituta! Quando il branco si avvicinerà alla pozza d'acqua, 
lei si levi le vesti per mostrare le sue grazie. Egli la vedrà e si accosterà con lei. 
Allora il suo bestiame, cresciuto con lui, gli diventerà ostile”. 
Da qui il cacciatore andò via, portando con sé la prostituta Shamkhat, ed essi si misero in cammino, intrapresero il viaggio. 
Dopo tre giorni raggiunsero il luogo prescelto, 
e il cacciatore e la prostituta sedettero nel loro nascondiglio; un giorno, due giorni essi sedettero vicino alle pozze d'acqua, 
finché dalla montagna non venne il bestiame per bere alle pozze d'acqua, e non giunsero dalla montagna le bestie selvagge all'acqua 
e si soddisfecero; 
giunse anch'egli, Enkidu, generato dalla montagna, che bruca l'erba con le gazzelle, si abbevera alle pozze d'acqua con il bestiame, 
e si soddisfa con le bestie selvagge presso le pozze d'acqua. 
 
Il sesso come rito di iniziazione alla civiltà 
Shamkhat lo vide, l'uomo primordiale, 
il giovane la cui selvaggia virilità viene dal profondo della steppa. Il cacciatore disse: "E' lui, o Shamkhat, denuda il tuo seno, allarga le tue gambe perché egli possa penetrarti. 
Non lo respingere, abbraccialo forte, egli ti vedrà e si avvicinerà a te. 
Sciogli le tue vesti affinché egli possa giacere sopra di te; dona a lui, l'uomo primordiale, l'arte della donna. 
Allora il suo bestiame, cresciuto con lui nella steppa, gli diventerà ostile, 
mentre egli sazierà le sue brame amorose". Shamkhat denudò il suo seno, aprì le sue gambe ed egli penetrò in lei. 
Essa non lo respinse, lo abbracciò fortemente, aprì le sue vesti ed egli giacque su di lei. 
Essa donò a lui, l'uomo primordiale, l'arte della donna, ed egli saziò con lei le sue brame amorose. 
Per sei giorni e sette notti Enkidu giacque con Shamkhat e la possedette. 
Dopo essersi saziato del suo fascino, volse lo sguardo al suo bestiame: 
le gazzelle guardano Enkidu e fuggono, 
gli animali della steppa si tengono lontani da lui. 
Enkidu era diverso, una volta che il suo corpo era stato purificato: le sue gambe, che tenevano il passo delle bestie, 
erano diventate rigide; 
 
Enkidu non aveva più forze, non poteva più correre come prima; egli però aveva ottenuto l'intelligenza; 
il suo sapere era divenuto vasto. 
Egli desistette e si accovacciò ai piedi della prostituta. La prostituta lo guardò attentamente, 
e ciò che gli diceva la prostituta egli andava ascoltando attentamente. Ella, allora, parlò a lui, a Enkidu: 
"Tu sei divenuto buono, o Enkidu, sei diventato simile a un dio. Perché vuoi scorrazzare ancora nella steppa con le bestie selvagge? Vieni! Lasciati condurre a Uruk, all'ovile, 
alla pura Casa, l'abitazione di An ed Ishtar, dove Innin primeggia in forza: 
e, simile a un toro selvaggio, è più potente di ogni essere umano". Così ella parlò a lui e il suo discorso trovò orecchie favorevoli. 
Egli, infatti, sarebbe andato alla ricerca di un amico, di uno che lo potesse capire. 
 
Enkidu parlò a lei, alla prostituta: "Vieni Shamkhat; conducimi 
alla pura e santa Casa, l'abitazione di An ed Ishtar, dove Innin primeggia in forza: 
e, simile a un toro selvaggio, è più potente di ogni essere umano. Fammi competere con lui, lo voglio provocare: 
proclamerò in Uruk: "Io sono il più forte!", andrò e cambierò l'ordine delle cose; 
colui che è nato nella steppa è superiore a lui". 
 
Il ritorno 
Allora essi fecero per abbracciarsi, ma non vi riuscirono; essi conversarono sospirando: 
"Dimmi amico mio, dimmi amico mio, 
dimmi gli ordinamenti degli Inferi che tu hai visto". 
"Io non te li posso dire, amico mio, non te li posso dire! 
Se infatti io ti dicessi gli ordinamenti degli Inferi che ho visto, allora tu ti butteresti giù e piangeresti". 
"Io mi voglio buttare giù e piangere". 
"Il mio corpo, che tu potevi toccare e del quale il tuo cuore gioiva, il mio corpo è mangiato dai vermi, come un vecchio vestito. 
Il mio corpo, che tu potevi toccare e del quale il tuo cuore gioiva, è come una crepa del terreno piena di polvere". 
"Ahimè", egli gridò e si buttò nella polvere. 
 
La sorte dell'uomo nell'aldilà 
"Hai visto colui che ebbe un solo figlio, l'hai visto?" "Si, l'ho visto: 
egli piange amaramente vicino al chiodo piantato nel muro, 
ma sorriderà nella Parola del Dio Unico".  
"Hai visto colui che ebbe due figli, l'hai visto?" 
"Si, l'ho visto: egli siede su due mattoni e mangia pane 
E un giorno crescerà giovane e virgulto".  
"Hai visto colui che ha generato tre figli, l'hai visto?" "Si, l'ho visto: egli beve acqua da un otre". 
"Hai visto colui che ha generato quattro figli, l'hai visto?" "Si, l'ho visto: 
il suo cuore gioisce come quello di colui che ha aggiogato quattro asini". "Hai visto colui che ha generato cinque figli, l'hai visto?" 
"Si, l'ho visto: come un buono scriba, egli è servizievole e retto, ed entra facilmente nel Palazzo". 
"Hai visto colui che ha generato sei figli, l'hai visto?" 
"Si, l'ho visto: il suo cuore gioisce come quello di un fattore". "Hai visto colui che ha generato sette figli, l'hai visto?" 
"Si, l'ho visto: come un compagno degli dei, egli siede su un trono ed ascolta la musica delle sfere". 
"Hai visto colui che non ha eredi, l'hai visto?" 
"Si, l'ho visto: come fosse un mattone ...egli mangia pane".  
"Hai visto il sovrintendente di Palazzo, l'hai visto?" 
"Si, l'ho visto: 
come un incompetente capo operaio egli grida: Al lavoro! mentre se ne sta nell'ombra". 
"Hai visto L’Ignoto, l'hai visto?".  
"Si, l'ho visto: 
come uno splendido stendardo". 
"Hai visto la donna che non ha mai partorito, l'hai vista?" 
"Si, l'ho vista: come un vaso essa ha la speranza, essa dà gioia al suo uomo". 
"Hai visto il giovane uomo che non ha strappato le mutande a sua moglie, l'hai visto?". 
"Si, l'ho visto: 
tu offri a lui una corda di salvataggio ed egli ti sarà riconoscente sopra di essa". 
"Hai visto la giovane donna che non ha strappato le mutande a suo marito, l'hai vista?".  
"Si, l'ho vista: 
tu offri a lei una corda di salvataggio ed ella ti benedice su di essa". 
"Hai visto L’Ignota?".  
"Si, l'ho vista:  
Ed Ella benedice con un sorriso  
"Hai visto l'uomo affetto da lebbra, l'hai visto?" 
"Si, l'ho visto: separato dalla comunità, egli mangia il suo pane, beve la sua acqua...; egli vive in un luogo appartato". 
"Hai visto colui che è morto annegato, l'hai visto?" "Si, l'ho visto: 
egli respira e si dibatte come un toro". 
"Hai visto l'uomo colui che è caduto dall'albero della nave, l'hai visto?".  
"Si, l'ho visto: 
ora egli invoca sua madre mentre le fiancate della nave si rompono". "Hai visto colui che è morto prematuramente, l'hai visto?". 
"Si, l'ho visto: egli giace in un letto e beve acqua pura". "Hai visto colui che cadde in battaglia, l'hai visto?". 
"Si, l'ho visto: suo padre e sua madre sollevano il suo capo, mentre sua moglie lo stringe con amore". 
"Hai visto colui il cui corpo è stato abbandonato nella steppa, l'hai visto?".  
"Si, l'ho visto: il suo spirito non riposa negli Inferi, ma vede il sole". 
"Hai visto colui il cui spirito non ha nessuno che si curi di lui, l'hai visto?" "Si, l'ho visto: egli raccoglie il cibo nella ciotola, e con quei rimasugli sfama migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini". 
“Hai visto la fine del mondo?” 
“Si, l’ho vista ed essa è diventata l’inizio di tutta l’Umanita in un soffio, in un respiro. Un solo amore, un solo sorriso. Il padre ritrova i suoi figli e la madre i suoi. 
La mano trova l’altra e l’abbraccio il corpo nuovo. Ho visto la fine del mondo dentro una rinascita di amore e certezza. 
In un sorriso. 
 
E l’Eternità della dolce Umanità non ebbe più fine. 
Così disse Innin e così lo seppe il mondo. 
Per sempre. 
 
La nona chiave aveva aperto le porte all'Eternità. 
 
 
 
 
 
 
 
 
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