"Gli iniziati, dapprima, si raccolgono insieme e si spingono tra di loro in tumulto  
          e gridano, quando però si eseguono e si mostrano i riti sacri, allora si fanno attenti,  
          timorosi e in silenzio... Chi è giunto all'interno e ha visto una grande luce,  
          come quando si schiude un santuario, si comporta diversamente, tace  
          e rimane stupefatto..." 
           Qui quasi cursores vitae lampada tradunt 
 
                  La chiave delle cose perdute 
           
 
 
 
 
  LA SETTIMA CHIAVE 
  Questo è ora il racconto    ... 
 
 
 
 
 
 
Questo è ora il racconto della profezia che Galzu fece in sogno a Enlil: riguardava la supremazia di Marduk, 
come scegliere un uomo che sopravvivesse a una calamità. 
 
Dopo che Marduk divenne Amon, 
la sovranità si disintegrò nella Seconda Regione,  
al suo posto regnarono disordine e confusione. 
Dopo la distruzione di Agade, 
nella Prima Regione c'era disordine, la confusione regnava. 
Nella Prima Regione la sovranità era in subbuglio, 
si spostava dalle Città degli Dei alle Città degli Uomini. 
La sovranità si spostava a Unugki, Lagash, Urim, Kish, lsin e in luoghi lontani. 
Poi Enlil, consultandosi con Anu, 
depose la sovranità nelle mani di Nannar. 
La sovranità venne garantita per la terza volta a Urim,  
nella cui terra stava l'Oggetto Celeste Luminoso. 
A Urim, Nannar nominò re un Giusto Pastore, Ur-Nammu era il suo nome. 
Ur-Nammu decretò l'uguaglianza nelle terre, pose fine a violenza e a lotte, 
in tutte le terre abbondava la prosperità. 
Fu a quei tempi che di notte Enlil ebbe una visione: gli apparve l’immagine di un uomo, 
era risplendente come i cieli. 
Quando si avvicinò e si fermò accanto al letto di Enlil,  
Enlil riconobbe in lui Galzu, 
l'uomo dai capelli bianchi! 
Teneva nella mano sinistra una tavoletta di lapislazzuli;  
su di essa erano disegnati i cieli stellati. 
I cieli erano divisi nei dodici segni delle costellazioni,  
Galzu li indicò con la mano sinistra. 
Galzu spostò il dito dal Toro all’Ariete; per tre volte ripeté il gesto. 
Poi, nella visione, Galzu parlò a Enlil e così gli disse: 
Il tempo giusto di benevolenza e pace sarà seguito da atti malvagi  
e da spargimento di sangue. 
In tre porzioni celesti, 
l'Ariete di Marduk sostituirà il Toro di Enlil. 
 
Colui che si è da solo proclamato Dio Supremo,  
avrà la supremazia sulla Terra. 
Si verificherà una calamità senza precedenti, decretata dal Fato! 
Come al tempo del Diluvio, 
si deve scegliere un uomo giusto e degno. 
Grazie a lui e al suo seme, 
l'Umanità Civilizzata sarà conservata 
così come era nelle intenzioni del Creatore di Tutte le Cose! 
Così Galzu, emissario divino, 
disse a Enlil nel corso della visione. 
Quando Enlil si risvegliò dalla visione notturna,  
non vi erano tavolette accanto al suo letto. 
Si è trattato forse di un oracolo celeste 
oppure ho immaginato tutto nel mio cuore? Così si chiedeva Enlil. 
A nessuno dei suoi figli, nemmeno a Nannar,  
neppure a Ninlil raccontò della visione. 
Fra i sacerdoti nel tempio di Nibiru-ki, 
Enlil chiese l'aiuto dei saggi celesti. 
Il sommo sacerdote gli indicò Tirhu,  
un sacerdote oracolo. 
Discendeva da Tibru, nipote di Arbakad, 
era la sesta generazione di sacerdoti di Nibiru-ki. 
Avevano contratto matrimoni misti con le figlie reali dei re di Urim. 
Vai tu stesso al tempio di Nannar a Urim, osserva i cieli per il tempo celeste: 
di settantadue anni della Terra è il conto di una Porzione Celeste,  
annota attentamente il passaggio di tre di esse! 
Questo disse Enlil a Tirhu, il sacerdote, 
gli fece contare il tempo come da profezia. 
Mentre Enlil rifletteva sulla visione e sui segni premonitori,  
Marduk andava di terra in terra. 
Annunciava alla gente della sua supremazia, 
il suo scopo era quello di raccogliere seguaci. 
 
Nelle terre del Mare Superiore e nelle terre confinanti con Ki-Engi,  
Nabu, figlio di Marduk, incitava la gente; 
progettava di conquistare la Quarta Regione. 
Scontri si verificavano fra gli abitanti dell'ovest e gli abitanti dell'est.  
I re formavano schiere di guerrieri, 
le carovane cessarono di viaggiare,  
furono innalzate mura intorno alle città. 
Sta accadendo proprio quanto aveva profetizzato Galzu! 
Così si diceva Enlil in cuor suo. 
Enlil pose il suo sguardo su Tirhu e sui suoi figli, di nobili origini. 
Questo è l'uomo da scegliere, indicato da Galzu! 
Così Enlil si disse. 
Senza rivelare la sua visione a Nannar, Enlil così gli disse:  
Nella terra fra i fiumi,  
da dove era giunto Arbakad, 
fonda una città come Urim. 
Una dimora lontano da Urim edificala per te e per Ningal. 
Nel suo centro poni un santuario e nomina suo custode 
il Sacerdote Principe Tirhu. 
In rispetto delle parole di suo padre, 
Nannar fondò la città di Harran,  
nella terra di Arbakad. 
 
Inviò Tirhu, affinché fosse sommo sacerdote nel suo santuario,  
la sua famiglia lo seguì. 
Quando furono completate due Porzioni Celesti delle tre profetizzate,  
Tirhu si recò ad Harran. 
A quel tempo nelle terre occidentali Ur-Nammu, la Gioia di Urim,  
cadde dal suo carro e morì. 
Sul trono di Urim gli successe suo figlio Shulgi;  
Shulgi era pieno di viltà e aveva sete di battaglie. 
A Nibiru-ki si unse come sommo sacerdote, 
a Unug-ki cercò le gioie della vulva di Inanna. 
Non riconoscente a Nannar, 
arruolò nel suo esercito guerrieri che provenivano dalle regioni montuose. 
Con il loro aiuto invase le terre occidentali, 
ignorò l'inviolabilità del Centro Controllo Missione. 
 
Mise piede nella sacra Quarta Regione,  
si proclamò Re delle Quattro Regioni. 
Per la profanazione Enlil era furioso,  
Enki parlò a Enlil dell’invasione: 
I sovrani della tua regione hanno superato ogni limite! 
Così amareggiato disse Enki a Enlil. 
Marduk è l'ispiratore di tutti i guai! 
Così Enlil ribatté a Enki. 
Tenendo ancora per sé la visione, 
Enlil rivolse la propria attenzione a Tirhu. 
Su Ibru-Um, il figlio maggiore di Tirhu,  
Enlil posò il suo sguardo esigente. 
Ibru-Um era un discendente di prìncipi, 
coraggioso e a conoscenza dei segreti sacerdotali. 
Gli ordinò di andare a proteggere i luoghi sacri,  
a proteggere l'ascesa e la discesa dei carri. 
Non appena Ibru-um ebbe lasciato Harran, proprio in quella città giunse Marduk. 
Anche lui aveva osservato le profanazioni,  
le considerava come i dolori del travaglio per la nascita di un Nuovo Ordine. 
Da Harran, ai confini di Sumer, progettò il suo attacco finale 
Da Harran, situata al margine dei domini di lshkur, 
diresse il sollevamento degli eserciti. 
Quando furono trascorsi ventiquattro anni terrestri del suo soggiorno ad Harran, 
Marduk, agli altri dei, di qualsiasi discendenza, 
rivolse un accorato appello. 
Confessando le sue trasgressioni,  
ma insistendo sul suo potere, così disse loro: 
Oh, dei di Harran, oh, grandi dei che giudicate,  
apprendete i miei segreti! 
Indossando la cintura ricordo le mie memorie:  
sono il divino Marduk, un grande dio, 
nei miei domini conosciuto come Ra. 
 
Fui mandato via per le mie colpe, tra le montagne ho vagato,  
per molte terre ho vagabondato. 
Da dove sorge il Sole fino a dove tramonta ho vagato,  
alla terra di Ishkur sono venuto. 
Ventiquattro anni sono rimasto ad Harran,  
ho cercato un oracolo nel suo tempio. 
Riguardo al mio trono e al mio Dominio,  
in quella terra chiesi: Fino a quando? 
I tuoi giorni di esilio sono terminati! 
Così mi ha rivelato l'oracolo nel tempio. 
Oh grandi dei, che determinate il fato, 
lasciate che io decida il futuro della mia città.  
Esigila, il mio tempio, che sia una dimora eterna, 
insediate un re a Babili. 
Nella mia dimora tempio si riuniscano gli dei Anunnaki,  
che accettino il mio patto! 
Con queste parole Marduk, 
facendo una confessione e un appello,  
annunziò agli altri dei la propria venuta. 
Gli dei Anunnaki furono disturbati e infastiditi dalla sua richiesta di sottomissione. 
Enlil li convocò tutti in consiglio in una grande assemblea.  
Tutti i capi Anunnaki si riunirono a Nibiru-ki; 
giunsero anche Enki e i fratelli di Marduk. 
Tutti erano agitati per gli avvenimenti,  
tutti erano contro Marduk e Nabu. 
Nel consiglio dei grandi dei le accuse dilagavano, 
le recriminazioni riempivano la stanza. 
Nessuno può evitare quanto sta per accadere;  
accettiamo la supremazia di Marduk! 
Così Enki solo consigliò. 
Se sta davvero giungendo l'Era dell'Ariete,  
priviamo Marduk del Legarne Cielo-Terra!  
Così propose infuriato Enlil. 
Tutti concordarono di cancellare il Luogo dei Carri Celesti;  
tutti tranne Enki. 
 
Nergal suggerì perciò di utilizzare le Armi del Terrore;  
solo Enki vi si oppose. 
Di questa decisione la Terra dette notizia ad Anu;  
Anu ripeté alla Terra quanto aveva già detto. 
Ciò che è destinato, non sarà impedito dalla vostra decisione! 
Così ripeté Enki andando via. 
Ninurta e Nergal furono scelti per compiere l'atto malvagio. 
 
Questo è ora il racconto di come il Fato ha condotto al Destino e di come,  
passo dopo passo, 
in un tempo remoto e dimenticato, 
ha lasciato accadere la Grande Calamità! 
Che ora sia registrata e che venga ricordata per i tempi a venire. 
Quando venne presa la decisione di fare ricorso 
alle Armi del Terrore, Enlil tenne per sé due segreti. 
Prima di prendere la terribile decisione a nessuno  
Enlil aveva rivelato la visione segreta di Galzu. 
A nessuno, fintanto che venne presa la decisione fatidica, 
Enlil svelò di conoscere il nascondiglio delle Armi del Terrore.  
Quando Enki, irato e sconvolto, lasciò la camera del consiglio,  
egli era in cuor suo tranquillo: 
soltanto lui sapeva dove erano nascoste le armi! Almeno, così credeva. 
Prima che Enlil giungesse sulla Terra, era stato lui, Enki, insieme ad Abgal, 
ad avere nascosto le armi in un luogo segreto. 
Enki ignorava che Abgal ne avesse rivelato il nascondiglio a Enlil in esilio. 
Quando Enki udì del secondo segreto, in cuor suo nutriva un timore: 
che dopo un periodo così lungo, 
le armi del terrore fossero evaporate! 
Enki proprio non immaginava, dopo tutto questo tempo,  
di scatenare sulla Terra una calamità sconosciuta. 
 
Fu così che, senza aver bisogno di Enki,  
Enlil svelò il nascondiglio ai due eroi. 
Quelle sette Armi del Terrore dimorano in una montagna! 
Così disse loro Enlil. 
Sono celate in una caverna all'interno del suolo,  
ma è necessario rivestirle con il Terrore! 
Quindi Enlil rivelò loro il segreto; 
come risvegliare le armi dal loro profondo sonno. 
Prima che i due figli, uno di Enlil e uno di Enki,  
partissero alla volta del nascondiglio, 
Enlil rivolse loro parole di ammonimento:  
Prima che le armi vengano usate, 
gli Anunnaki devono evacuare il luogo dei carri. 
Le città devono essere risparmiate,  
la gente non deve morire! 
A bordo della sua navicella spaziale Nergal si librò in volo verso 
il nascondiglio, Ninurta fu trattenuto dal proprio padre.  
Enlil desiderava parlare a quattr'occhi solo con suo figlio, 
solo a lui desiderava rivelare un segreto. 
Gli raccontò della profezia di Galzu e di aver scelto Ibiru-Um. 
Così disse a Ninurta. 
Nergal è impulsivo, assicurati che le città siano risparmiate, 
che Ibiru-Um sia avvisato in anticipo! Così Enlil disse a Ninurta. 
Quando Ninurta giunse al luogo delle armi, 
Nergal le aveva già estratte dal loro nascondiglio.  
Quando risvegliò dal loro lungo sonno i loro ME, 
Nergal dette a ciascuna delle sette un nome che indicava il loro compito: 
chiamò la prima arma Quella Che Non Ha Rivali,  
Fiamma Sfavillante la seconda. 
Chiamò la terza Quella Che Sbriciola col Terrore,  
la quarta Quella Che Fonde le Montagne. 
Chiamò la quinta Vento Che Cerca il Confine del Mondo, 
la sesta Quella Che Sopra e Sotto non Risparmia Nessuno. 
La settima, riempita di un veleno mostruoso, 
la chiamò Quella Che Vaporizza le Cose Viventi. 
 
Con la benedizione di Anu le sette furono affidate 
a Nergal e Ninurta, affinché portassero distruzione.  
Quando Ninurta giunse al luogo delle Armi del Terrore, 
Nergal era già pronto per il compito di distruggere e annientare. 
Ucciderò il figlio, sterminerò il padre! 
Così urlava Nergal con voce traboccante di vendetta. 
Le terre che desiderano svaniranno, le città peccatrici solleverò! 
Così annunciava Nergal infuriato. 
Valoroso Nergal, vuoi forse distruggere il giusto per l'ingiusto? 
Così chiese Ninurta al suo compagno. 
Le istruzioni di Enlil sono chiare! 
Guiderò fino agli obiettivi scelti e tu mi seguirai! 
Conosco la decisione degli Anunnaki! 
Così ribatté Nergal a Ninurta. 
Per sette giorni e sette notti i due attesero il segnale di Enlil.  
Come era sua intenzione quando fu terminata l'attesa, 
Marduk fece ritorno a Babili. 
Alla presenza dei suoi seguaci, armati di tutto punto,  
proclamò la propria supremazia. 
A quei tempi il conto degli anni della Terra era giunto a millesettecento trentasei. 
Quel giorno, quel fatidico giorno,  
Enlil inviò il segnale a Ninurta. 
Ninurta partì alla volta del Monte Mashu,  
Nergal lo seguiva dappresso. 
Ninurta controllava dai cieli il Monte e la pianura,  
posti al centro della Quarta Regione. 
Sentendosi stringere il cuore, fece segno a Nergal:  
Allontanati! Così gli ingiunse. 
Dai cieli allora Ninurta liberò la prima arma del terrore.  
Recise con un lampo la cima del Monte Mashu, 
in solo un istante fuse le viscere del monte. 
Liberò la seconda arma sopra il Luogo dei Carri Celesti.  
Con la brillantezza di sette soli, 
le rocce della pianura vennero tramutate in una ferita stillante.  
La Terra tremò e andò in frantumi, i cieli, dopo la brillantezza, 
si oscurarono. 
 
Di pietre bruciate e frantumate era ricoperta la pianura dei carri.  
Di tutte le foreste che avevano circondato la pianura, 
solo i fusti degli alberi erano rimasti in piedi. 
È fatta! Così esultò Ninurta dalla navicella spaziale,  
dal suo Divino Uccello Nero. 
Il controllo che Marduk e Nabu desideravano così tanto,  
di quel controllo per sempre sono stati privati! 
Poi, però, Nergal desiderò emulare Ninurta, 
il suo cuore lo sollecitava a essere Erra, l'Annientatore. 
Seguendo la Strada dei Re, 
volò fino alla valle verdeggiante delle cinque città. 
Nella valle verdeggiante, dove Nabu stava convertendo la gente,  
Nergal progettava di schiacciarlo come un uccello in gabbia! 
Sulle cinque città, l'una dopo l'altra, 
Erra inviò dai cieli un 'arma del terrore. 
Distrusse le cinque città della valle, 
le città si tramutarono in desolazione.  
Furono sconvolte dal fuoco e dallo zolfo, 
tutto ciò che in esse aveva vita si trasformò in vapore. 
Le montagne furono rovesciate dalle terribili armi,  
laddove le acque del mare erano sbarrate, 
il fulmine ne ruppe gli argini. 
Le acque del mare si riversarono giù nella vallata,  
le acque allagarono la valle. 
Laddove le acque si riversarono sulle ceneri della città, 
il vapore saliva fino ai cieli. 
È fatta! Urlò Erra dalla sua navicella spaziale.  
Nel cuore di Nergal era sopita la vendetta. 
Ispezionando il loro operato malvagio, 
i due eroi furono incuriositi da quanto videro. 
La brillantezza fu seguita da un oscuramento dei cieli,  
prese poi a soffiare una tempesta. 
Turbinando all'interno di una nube nera, 
dai cieli un Vento del Male fece scendere l'oscurità,  
lungo l'arco del giorno con l'oscurità cancellò il Sole 
all’orizzonte. 
 
Di notte una brillantezza sinistra ne delineava i margini,  
al suo sorgere fece sparire la Luna. 
Quando il giorno seguente sorse l'alba, da occidente, 
dal Mare Superiore, prese a soffiare una tempesta di vento. 
Spinse verso oriente la nube scura, 
la nube scura si diresse verso le terre abitate. 
Ovunque giungesse, 
senza pietà portava morte a tutto quanto viveva. 
Dalla Valle Senza Pietà, generata dalla brillantezza, 
la morte venne trasportata verso Sumer. 
Ninurta e Nergal lanciarono l'allarme a Enlil e a Enki.  
L'implacabile Vento del Male porta morte a tutti! 
Enki ed Enlil trasmisero l'allarme agli dei di Sumer:  
Fuggite! Fuggite!  
Così urlarono a tutti loro. 
Che la gente si disperda, che la gente si nasconda!  
Dalle loro città fuggirono gli dei; 
come uccelli spaventati erano in fuga dal loro nido. 
La mano della Tempesta del Male catturò la gente delle terre;  
inutile fu la loro fuga. 
Furtiva giunse la morte, 
come un fantasma attaccò campi e città. 
Come un'inarrestabile flusso d'acqua superò le mura più alte,  
attraversò le mura più spesse. 
Nessuna porta poteva arrestarla, niente poteva deviarla!  
Coloro che nelle loro case si erano nascosti dietro porte chiuse, 
come mosche furono abbattuti. 
 
Di coloro che riuscirono a scappare in strada, i corpi si ammucchiarono. 
Tosse e muco riempivano il petto, 
le bocche traboccavano di saliva e schiuma. 
Quando, non visto, il Vento del Male avviluppava le persone,  
le loro bocche si riempivano di sangue. 
Lento e inesorabile il Vento del Male soffiò sulle terre, 
viaggiò da occidente a oriente, 
superando montagne e sorvolando pianure. 
 
Tutto ciò che aveva vita, 
dietro di sé lo lasciava morto o agonizzante;  
uomini e bestie,  
lo stesso destino di morte. 
Le acque erano avvelenate,  
nei campi la vegetazione appassì.  
Da Eridu a sud, fino a Sippar a nord, 
il Vento del Male sopraffece la terra. 
Babili, dove Marduk aveva proclamato la propria sovranità, 
fu risparmiata dal Vento del Male. 
Così Babili venne risparmiata! 
 
 
 
 
 
 
 
 
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