"Gli iniziati, dapprima, si raccolgono insieme e si spingono tra di loro in tumulto  
          e gridano, quando però si eseguono e si mostrano i riti sacri, allora si fanno attenti,  
          timorosi e in silenzio... Chi è giunto all'interno e ha visto una grande luce,  
          come quando si schiude un santuario, si comporta diversamente, tace  
          e rimane stupefatto..." 
           Qui quasi cursores vitae lampada tradunt 
 
                  La chiave delle cose perdute 
           
 
 
 
 
  LA SECONDA CHIAVE 
  Con questi esperimenti tento di scoprire ... 
 
 
 
 
 
Con questi esperimenti tento di scoprire in questi Esseri ciò che è buono e ciò che non lo è! 
Così disse Ninmah a Enki. Il mio cuore mi sprona a proseguire. 
Ancora una volta preparò la mistura, 
ancora una volta il neonato non era perfetto. 
E se il difetto non fosse nella mistura? Così le chiese Enki. E se l'impedimento non fosse né nella femmina, 
né nelle essenze? 
Forse manca proprio ciò di cui la Terra stessa è fatta? Non usare contenitori fatti con i cristalli di Nibiru, 
plasmali con l'argilla della Terra! 
Queste parole rivolse Enki a Ninmah, illuminato da grande saggezza. 
Forse è necessaria la mistura stessa della Terra, la mistura di oro e rame! 
Così Enki, Colui Che Conosce le Cose, la incitò a utilizzare l'argilla dell’Abzu. 
Nella Casa della Vita Ninmah creò un contenitore, con l'argilla dell'Abzu lo forgiò. 
Gli dette la forma di un bagno purificatore, 
così da creare al suo interno la mistura. 
Dolcemente introdusse nel contenitore di argilla l'ovulo di una femmina terrestre, di una femmina bipede. 
Introdusse nel contenitore l'essenza della vita estratta dal sangue di un Anunnaki. 
L'essenza fu creata in base alle formule del ME; 
frammento dopo frammento venne aggiunta nel contenitore. 
Poi depose l'ovulo così fecondato nel grembo di una femmina terrestre. 
Ecco il concepimento!  Ninmah annunciò con gioia. 
Attesero il momento previsto per la nascita. 
Al momento previsto la femmina terrestre entrò in travaglio. Stava nascendo una creatura, un neonato! 
Con le sue stesse mani Ninmah estrasse la creatura: era un maschio! Nelle sue mani teneva il bambino, ne esaminò l'aspetto; 
era l'immagine stessa della perfezione. 
 
Nelle sue mani teneva il bambino; 
Enki e Ningishzidda erano presenti. I tre capi scoppiarono in risate gioiose. 
Enki e Ningishzidda si congratulavano l'uno con l'altro dandosi gran manate sulle spalle. Enki abbracciò e baciò Ninmah. 
Le tue mani lo hanno forgiato! 
Enki le disse con gli occhi scintillanti. 
Affidarono la creatura alla madre affinché lo allattasse; cresceva più rapidamente cli quelle su Nibiru. 
Di mese in mese il bambino compiva progressi, crebbe costantemente fino a svilupparsi. 
I suoi arti erano perfetti, ma non sapeva parlare. 
Non sapeva parlare, emetteva solo grugniti e mugolii! 
Enki rifletté sul problema, esaminò tutte le fasi della creazione, ripensò alla mistura. 
Di tutto ciò che abbiamo provato e modificato, 
solo una cosa non è stata mai cambiata! Così disse a Ninmah: 
L'ovulo fecondato è sempre stato impiantato nel grembo di una femmina terrestre. 
Forse questo è l'ultimo ostacolo! Così disse Enki. Ninmah guardò Enki, lo osservò con sconcerto. In verità di cosa parli? Da lui esigeva una risposta. Parlo del grembo materno! Così le rispose Enki. 
Di colei che nutre l'ovulo fecondato, di colei che dà la nascita. Perché abbia le nostre sembianze, 
forse è necessario il grembo di una femmina Anunnaki! 
Il silenzio calò nella Casa della Vita; 
Enki pronunciava parole mai dette prima! 
Si osservarono l'un l'altro, 
per cosa pensasse il cuor suo: 
capire ciascuno. 
Le tue parole sono sagge, fratello mio! Disse infine Ninmah. Forse la mistura giusta è stata inserita nel grembo sbagliato. Dove è dunque la femmina Anunnaki che offrirà il suo grembo? Per creare forse il Lavoratore Primitivo, 
per portare forse nel proprio grembo un mostro? 
Così domandava Ninmah con voce tremante. 
 
Che io chieda questo sacrificio a Ninki, la mia sposa! 
Così diceva Enki. 
Che sia convocata alla Casa della Vita, che le sia esposto il problema. 
Stava per andarsene, quando Ninmah gli pose la mano sulla spalla: No! No! Così Ninmah supplicò Enki. 
Io ho creato le misture, 
a me spettano sia la ricompensa che i rischi! 
Sarò io a offrire l'utero Anunnaki, 
per affrontare il fato nel bene e nel male! Enki chinò il capo, dolcemente la abbracciò. 
Che così sia! Così le disse. 
Prepararono ancora una volta la mistura nel contenitore di argilla. 
L'ovulo di una femmina terrestre combinarono con l'essenza di un maschio Anunnaki. 
Enki inserì l'ovulo così fecondato nell’utero di Ninmah; 
vi fu concepimento! 
Quanto durerà la gravidanza, così concepita con una mistura? 
Così si interrogavano. 
Saranno nove mesi di Nibiru, o saranno nove mesi della Terra? Più tardi di quello della Terra, 
più in fretta di quello di Nibiru giunse il momento del travaglio; 
Ninmah dette alla luce un maschio! Enki teneva nelle sue mani il bambino; 
era l'immagine stessa della perfezione. 
Batté il bambino sul sederino; il bambino emise un bel vagito! Depose il neonato fra le braccia di Ninmah; 
lei lo tenne fra le mani. 
Le mie mani l'hanno fatto! Così esclamò vittoriosa! 
 
Questo è ora il racconto di come questa creatura venne chiamata Adamo, 
e di come venne creata per lui una femmina, TiAmat. 
 
I capi esaminarono attentamente il volto e gli arti della creatura. La forma delle orecchie era buona, gli occhi non erano cisposi. Gli arti erano perfetti, quelli posteriori avevano forma di gambe, 
quelli anteriori avevano forma di mani. Non era irsuto come gli esemplari selvatici, 
i capelli erano corvini. 
Liscia era la pelle, era liscia come quella degli Anunnaki. Il colorito era come il sangue rosso scuro, 
era come l'argilla dell'Abzu. 
Guardarono anche il suo fallo: strana era la sua forma, 
la parte anteriore era ricoperta da uno strato di pelle. 
Il suo fallo era diverso da quello degli Anunnaki, sul davanti vi era un'escrescenza di pelle! 
Che quest'organo sia il segno della distinzione fra il terrestre e noi Anunnaki. Così disse Enki. 
Il neonato iniziò a piangere; Ninmah lo avvicinò al seno. Il seno gli offrì; il seno di lei iniziò a succhiare. 
Abbiamo ottenuto la perfezione! Così esultò Ningishzidda. Enki fissava la sorella; vedeva una madre e suo figlio, 
non vedeva Ninmah e l'Essere. 
Gli darai un nome? Così le chiese Enki. 
È un Essere, non una creatura! 
Ninmah posò la mano sul corpo del neonato, con le dita ne carezzò la pelle rosso scura. 
Adamo lo chiamerò! Così disse Ninmah. 
Colui Che è l'Argilla della Terra, questo sarà il suo nome! 
Costruirono una culla per il piccolo Adamo, 
lo deposero in un angolo della Casa della Vita. 
Abbiamo davvero forgiato il modello di Lavoratore Primitivo! 
Così esclamò Enki. 
Ora serve una schiera di Lavoratori come lui! Così rammentò Ningishzidda ai suoi vecchi. 
Fungerà da modello; per quanto riguarda lui, poiché è il Primo Nato, come tale sarà trattato. 
Lui stesso sarà protetto dal lavoro, 
solo la sua essenza fungerà da stampo! 
 
Così disse Enki; Ninmah fu molto compiaciuta dal suo decreto. Quale utero ospiterà d’ora in poi gli ovuli fecondati? 
Così chiese Ningishzidda. 
I capi rifletterono; Ninmah offrì una soluzione. 
Dalla sua città, Shurubak, Ninmah convocò le guaritrici, spiegò il compito che veniva loro richiesto. 
Le condusse alla culla di Adamo, 
affinché vedessero con i loro occhi il Terrestre neonato. 
Non posso obbligarvi a svolgere questo compito! 
Così Ninmah disse loro. 
Decidete secondo il vostro volere! 
Delle femmine Anunnaki riunite, sette fecero un passo avanti, sette accettarono il compito. 
Che i loro nomi vengano ricordati per l'eternità! 
Così disse Ninmah a Enki. Il loro compito è invero eroico, 
grazie a loro nascerà una razza di Lavoratori Primitivi! 
Le sette guaritrici fecero un passo avanti, ciascuna pronunciò il proprio nome; Ningishzidda ne annotò i nomi: 
Ninimma, Shuzianna, Ninmada. Ninbara, Ninmung, Musardu e Ningunna. 
Questi erano i nomi delle sette guaritrici che, per loro stesso volere, 
sarebbero diventate madri. 
Avrebbero concepito e procreato Terrestri, così da creare Lavoratori Primitivi. 
In sette contenitori forgiati con l'argilla dell'Abzu, Ninmah introdusse gli ovuli delle femmine bipedi. 
Estrasse l'essenza vitale di Adamo, 
frammento dopo frammento la inserì nei contenitori. Poi, nell’organo maschile di Adamo praticò un'incisione, 
ne fece stillare una goccia di sangue. 
Che sia un Segno di Vita, 
che proclami per sempre ciò che la Carne e lo Spirito hanno unito! 
 
Schiacciò l'organo per far uscire il sangue; in ciascun contenitore, 
alla mistura aggiunse una goccia di sangue. 
In questa mistura di argilla, 
i Terrestri saranno così legati agli Anunnaki! 
Così diceva Ninmah, pronunciando una formula magica: Che le due essenze si uniscano a formarne una, 
una del cielo, una della Terra, che vengano unite. 
Quella della Terra e quella di Nibiru che siano legate da una parentela di sangue! 
Queste parole pronunciò Ninmah; 
le sue parole Ningishzidda annotò. 
Gli ovuli fecondati vennero così inseriti nell'utero delle eroine madri. 
Vi fu il concepimento. 
Con trepidazione si fece il conto del tempo previsto. 
Al momento previsto vi furono le nascite! 
Al momento previsto nacquero sette Terrestri di sesso maschile. Le loro caratteristiche fisiche erano perfette, 
emettevano i giusti vagiti; erano allattati dalle eroine. 
Sono stati creati Sette Lavoratori Primitivi! 
Così disse Ningishzidda. 
Ripetiamo la procedura, altri sette per compiere il lavoro! Figlio mio! Così gli disse Enki. 
Nemmeno altri sette saranno sufficienti. 
Troppo si richiede alle eroine guaritrici, questo loro compito sarà eterno! 
Invero il compito è faticoso, va ben oltre la sopportazione! 
Così disse loro Ninmah. 
Dobbiamo creare anche delle femmine! Così disse Enki. 
Che siano il complemento dei maschi. 
Che si possano conoscere per divenire una sola carne. Che possano da soli procreare, 
che da soli facciano nascere i figli. 
 
Devi cambiare le formule del ME, 
devi modificarle da maschile in femminile! Così disse Enki a Ningishzidda. 
Perché sia creata una copia femminile di Adamo, 
il concepimento deve avvenire nell'utero di una femmina Anunnaki! 
Così replicò Ningishzidda al proprio padre. 
Enki rivolse lo sguardo a Ninmah; prima che potesse parlare, alzò la mano. 
Questa volta lasciami chiamare Ninki, la mia sposa! 
Disse con voce ferma. 
Se lei acconsente, 
che sia lei a creare lo stampo per la femmina Terrestre! 
Convocarono Ninki all'Abzu, alla Casa della Vita. 
Le mostrarono Adamo, le spiegarono ogni cosa importante. Le fornirono spiegazioni sul compito a lei richiesto, 
le fecero un resoconto, sia dei successi, che dei pericoli. 
Ninki ne rimase affascinata. Che così sia! Disse loro. Ningishzidda apportò delle modifiche alle formule del ME, 
con la mistura un ovulo venne fecondato. 
Enki lo inserì nell'utero della sua sposa; lo fece con molta delicatezza. 
Vi fu concepimento; al tempo previsto Ninki entrò in travaglio; ma non ci fu nascita. 
Ninki contò i mesi, Ninmah contò i mesi. Giunsero al decimo mese, un mese di fato maligno. Ninmah, la Signora la cui Mano ha Aperto Uteri, 
con un bisturi praticò un'incisione. 
La sua testa era coperta, sulle mani indossava una protezione. Con perizia praticò il taglio, 
all'improvviso il suo volto si illuminò: colei che era nell'utero, dall'utero uscì. Una femmina! È nata una femmina! 
Esclamò esultante a Ninki. 
Il volto e gli arti della neonata vennero esaminati con attenzione. 
 
La forma delle orecchie era buona, gli occhi non erano cisposi. Gli arti erano perfetti, quelli posteriori avevano forma di gambe, 
quelli anteriori avevano forma di mani. Non era irsuta come gli esemplari selvatici, 
i capelli erano del colore della sabbia della spiaggia. 
Liscia era la pelle, 
era liscia e del colore di quella degli Anunnaki. 
Ninmah tenne fra le mani la bambina. 
Le batté sul sederino; la neonata emise un bel vagito! 
Porse la neonata a Ninki, sposa di Enki, perché fosse allattata, fosse nutrita, fosse cresciuta. 
Le darai un nome? Enki chiese alla propria sposa. 
È un Essere, non è una Creatura. 
È a tua immagine e somiglianza. 
È perfetta, hai forgiato il modello per le Lavoratrici femmine! Ninki posò la mano sul corpo della neonata, 
con le dita ne carezzò la pelle. 
Che il suo nome sia TiAmat, la Madre della Vita! 
Così disse Ninki. 
Che sia chiamata come il vecchio pianeta dal quale si formarono Terra e Luna. 
Altre madri verranno forgiate dalle essenze vitali del suo utero. A una moltitudine di Lavoratori Primitivi darà perciò vita! 
Così diceva Ninki; 
gli altri pronunciarono parole di approvazione. 
 
Questo è ora il racconto di Adamo e di TiAmat nell'Eden, e di come loro vennero a sapere della procreazione 
e vennero esiliati nell’Abzu! 
Dopo che TiAmat fu creata nel grembo di Ninki, in sette contenitori, forgiati con l'argilla dell'Abzu, 
Ninmah introdusse gli ovuli delle femmine bipedi. 
Estrasse l'essenza vitale di TiAmat, 
frammento dopo frammento nei contenitori li inserì. 
 
Nei contenitori plasmati con l'argilla dell'Abzu, Ninmah preparò una mistura. 
Pronunciò formule magiche come vuole la procedura. 
Gli ovuli fecondati vennero inseriti nell'utero delle eroine madri. 
Ci fu concepimento, al tempo previsto ebbero luogo le nascite. Al tempo previsto, sette femmine terrestri vennero alla luce. 
Le loro caratteristiche fisiche erano perfette, 
emettevano i giusti vagiti. Nacquero così sette femmine, 
sette copie per i Lavoratori Primitivi. 
I quattro capi avevano creato sette maschi e sette femmine. Dopo che i Terrestri furono così creati: 
Che i maschi fecondino le femmine, 
che i Lavoratori Primitivi procreino da soli i propri discendenti! 
Così diceva Enki agli altri. Dopo il tempo previsto, i nuovi nati ne genereranno altri. 
I Lavoratori Primitivi saranno così sempre più numerosi, si addosseranno allora la fatica degli Anunnaki! 
Enki e Ninki, Ninrnah e Ningishzidda erano gioiosi, bevevano l'elisir dei frutti. 
Per i sette e per gli altri sette costruirono delle gabbie e le misero fra gli alberi. 
Che crescano insieme, che raggiungano la maturità sessuale. Che i maschi fecondino le femmine, 
che procreino da soli i propri discendenti! 
Così si dicevano l'un l'altro. Adamo e TiAmat, invece, 
saranno protetti dalla fatica degli scavi. 
Conduciamoli all'Eden, 
per mostrare agli Anunnaki il frutto del nostro lavoro! 
Così disse Enki agli altri; tutti furono d'accordo. Adamo e TiAmat vennero condotti a Eridu, nell'Eden, 
la città di Enki. 
Per loro venne costruita una dimora in un recinto, all'interno del quale potevano vagare. 
 
Gli Anunnaki dell'Eden giunsero per ammirarli, dal Luogo dell'Atterraggio essi giunsero. 
Anche Enlil arrivò; 
il suo disappunto venne mitigato da ciò che vide. 
Ninurta arrivò per vederli; e arrivò anche Ninlil. Anche Marduk, figlio di Enki, 
discese dalla Stazione di Passaggio di Lahmu. 
Era uno spettacolo sorprendente, 
era un miracolo dei miracoli degno di essere ammirato! 
Le vostre mani hanno creato tutto questo! Così dicevano gli Anunnaki ai creatori. 
Gli lgigi, che viaggiavano fra la Terra e Lahmu, erano anch'essi impazienti. 
I Lavoratori Primitivi sono stati forgiati, 
i nostri giorni di fatica volgono così al termine! Così dicevano tutti. 
Nell'Abzu i neonati crescevano. 
Gli Anunnaki erano in ansiosa attesa della loro maturazione sessuale. 
Enki era il supervisore, 
giunsero anche Ninmah e Ningishzidda. 
Negli scavi gli Anunnaki si lamentavano, la pazienza si tramutò in impazienza. 
Ennugi, il loro controllore, spesso chiedeva notizie a Enki; 
si fece portavoce della loro richiesta di Lavoratori Primitivi. 
I circuiti della Terra aumentarono, 
lo sviluppo sessuale dei Terrestri era in ritardo. 
Le femmine non concepivano, nessuna nascita si verificava! Accanto alle gabbie, fra gli alberi, 
Ningishzidda si fece un giaciglio di erba. 
Notte e giorno osservava i Terrestri, per accertarsi di ciò che facevano. 
Invero li vide accoppiarsi, i maschi fecondavano le femmine! Non seguiva però alcun concepimento, non vi erano nascite! Enki rifletté a fondo, 
osservò le creature dopo che si erano accoppiate. 
 
Nessuna, nessuna di loro aveva procreato discendenti! Combinando i due generi, si è scatenata una maledizione! 
Così esclamò Enki agli altri. 
Esaminiamo nuovamente le essenze di Adamo e di TiAmat! 
Così disse Ningishzidda. 
Che ogni frammento dei loro ME venga esaminato, per individuare l'errore! 
A Shurubak, nella Casa della Guarigione, 
le essenze di Adamo e di TiAmat vennero esaminate. 
Vennero confrontate con le essenze di maschi e femmine Anunnaki. 
Ningishzidda separò le essenze avviluppate come due serpenti intrecciati: 
le essenze erano ordinate come ventidue rami su di un Albero della Vita. 
I loro frammenti erano confrontabili, 
le loro immagini e somiglianze furono individuate con precisione. 
Ventidue erano di numero; 
non includevano la possibilità di procreare! 
Ningishzidda mostrò altri due frammenti dell’essenza presenti negli Anunnaki. 
Uno maschile, uno femminile; 
senza di essi la procreazione non è possibile! Così spiegò loro. 
Negli stampi di Adamo ed Eva, 
nella loro combinazione non erano inclusi! 
Nell'udire ciò Ninmah fu sconvolta; 
Enki fu assalito da un senso di frustrazione. 
Il clamore nell'Abzu è grande, l'ammutinamento è di nuovo imminente! Così disse loro Enki. 
Devono essere prodotti i Lavoratori Primitivi, 
in modo che non cessi l'estrazione dell'oro! 
Ningishzidda, esperto in queste faccende, propose una soluzione. 
 
Ai suoi vecchi, Enki e Ninmah, nella Casa della Guarigione, la propose sottovoce. 
Mandarono via tutte le eroine, tutte le assistenti di Ninmah. Chiusero le porte alle loro spalle, 
i tre rimasero soli con i due Terrestri. 
Sugli altri quattro Ningishzidda fece calare un profondo sonno, i quattro rese insensibili. 
Dalla costola di Enki estrasse l'essenza vitale; 
nella costola di Adamo inserì l'essenza vitale di Enki. 
Dalla costola di Ninmah estrasse l'essenza vitale; 
nella costola di TiAmat inserì l'essenza vitale di Ninmah. 
Laddove vennero praticate le incisioni, richiuse la carne. Poi i quattro vennero risvegliati da Ningishzidda. 
È fatta! Così annunciò con orgoglio. 
Due rami sono stati aggiunti al loro Albero della Vita. 
Le loro essenze vitali sono ora intrecciate con i poteri della procreazione! 
Che possano vagare liberamente, 
che le loro carni diventino una sola! Così disse Ninmah. 
A vagare nei frutteti dell'Eden Adamo e TiAmar vennero lasciati liberi. 
Della loro nudità essi divennero coscienti, 
vennero a conoscenza della differenza fra maschio e femmina. 
TiAmat si coprì con delle foglie, 
per distinguersi dalle bestie selvatiche. 
Nella calura del giorno Enlil camminava nel frutteto, si godeva l'ombra. 
Inaspettatamente incontrò Adamo e TiAmat, notò che si erano coperti i fianchi. 
Cosa significa tutto ciò? Così si chiese Enlil; convocò Enki per avere una spiegazione. 
Enki spiegò a Enlil il problema della procreazione: Le sette coppie avevano fallito. 
Così mestamente ammise. 
Ningishzidda ha esaminato le loro essenze vitali, era necessaria un ' altra combinazione! 
 
Grande fu la collera di Enlil, le sue parole erano colme di ira: Tutta questa faccenda non mi è mai piaciuta, 
mi sono opposto al nostro ruolo di Creatori. 
L'Essere di cui abbiamo bisogno esiste già! 
Così avevi detto, Enki. 
Bisogna soltanto fissargli sopra la nostra immagine, l'immagine degli dèi, 
basta solo questo per forgiare i Lavoratori Primitivi! 
Eroine guaritrici si sono esposte al rischio, Ninmah e Ninki sono state in pericolo. 
A nulla è servito, la tua opera è stata un completo insuccesso! 
Ora hai donato a queste creature l'ultimo frammento della nostra Essenza. 
Per essere come noi nella conoscenza della procreazione, forse per concedere loro i nostri cicli vitali! 
Così parlò Enlil infuriato. 
Enki convocò Ninmah e Ningishzidda, perché calmassero Enlil con le loro parole. 
Enlil mio Signore! Così esordì Ningishzidda. 
È stata data loro la conoscenza della procreazione. 
Il ramo della Lunga Vita non esisteva nell'essenza del loro Albero! 
Ninmah prese allora la parola, così parlò a suo fratello, Enlil: Quale altra scelta avevamo, fratello mio? 
Arrenderci al fallimento, 
lasciare Nibiru nelle mani del suo fato avverso? 
Oppure provare e riprovare e fare sì 
che con la procreazione i Terrestri si addossassero la fatica? 
Allora che vadano laddove c'è bisogno di loro! 
Enlil replicò infuriato. 
Che siano esiliati nell'Abzu, che siano cacciati dall'Eden! 
 
 
 
 
 
 
 
 
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