"Gli iniziati, dapprima, si raccolgono insieme e si spingono tra di loro in tumulto  
          e gridano, quando però si eseguono e si mostrano i riti sacri, allora si fanno attenti,  
          timorosi e in silenzio... Chi è giunto all'interno e ha visto una grande luce,  
          come quando si schiude un santuario, si comporta diversamente, tace  
          e rimane stupefatto..." 
          (Plutarco, Quomodo qui suos in virtute sentiat profectus) 
          Qui quasi cursores vitae lampada tradunt 
 
         La parola perduta  
 
 
 
 
 
 
 
                  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                  
 
 
 
 
Circa 445.000 anni fa, astronauti provenienti da un altro pianeta giunsero sulla Terra alla ricerca dell'oro. 
Dopo essere ammarati in una delle distese d' acqua della Terra, guadarono a riva e fondarono Eridu, "Casa Lontana". Con il trascorrere del tempo l'insediamento iniziale si estese fino a diventare una Missione Terra completamente autonoma, munita di un Centro di Controllo Missione, di una stazione spaziale, di attività di estrazione mineraria e perfino di una Stazione di Passaggio su Marte. A corto di manodopera, gli astronauti ricorsero alla manipolazione genetica per creare il Lavoratore Primitivo, l’Homo sapiens. A causa del Diluvio che si abbatté con conseguenze catastrofiche sulla Terra, furono costretti a ripartire da zero; gli astronauti assursero allora a Dei, civilizzando l'Umanità e insegnandole a venerarli. Circa quattromila anni dopo l'operato degli Dei venne cancellato da una calamità nucleare, provocata nel corso di rivalità e guerre scatenate da loro stessi e dai loro discendenti. 
Gli avvenimenti sulla Terra, soprattutto quelli degli albori della storia umana, verranno raccontati attingendo a fonti quali la Bibbia, le tavolette di argilla, gli antichi miti e le scoperte archeologiche. Ma cosa aveva preceduto gli avvenimenti sulla Terra? Che cosa era mai accaduto su Nibiru, il pianeta degli astronauti, tanto da provocare le missioni spaziali, il bisogno di oro, la creazione dell'Uomo? 
Quali emozioni, rivalità, convinzioni, motivazioni morali ave­ vano spronato i principali protagonisti delle saghe celesti e spaziali? Quali relazioni avevano causato l'intensificarsi degli attriti su Nibiru e sulla Terra, quali tensioni si erano create fra i vecchi e i giovani, fra coloro che erano scesi da Nibiru e coloro che erano nati, invece, sulla Terra? In quale misura gli eventi erano stati determinati dal Destino, un destino in grado di svelare il futuro grazie agli avvenimenti passati? 
Non sarebbe stato forse auspicabile che uno dei protagonisti principali, un testimone o chiunque in grado di distinguere fra Fato e Destino fosse riuscito a tramandare ai posteri il Come, il Dove, il Quando, il Perché di tutto questo, le Prime Cose e forse anche le Ultime Cose? 
Questo è esattamente quanto hanno fatto alcuni di loro, e proprio il comandante che aveva guidato il primo gruppo di astro­ nauti si è rivelato la fonte più autorevole. 
Eruditi e teologi riconoscono oggi che i racconti biblici della Creazione, di Adamo ed Eva, del Giardino dell'Eden, del Diluvio Universale, della Torre di Babele, si basano tutti, indistintamente, su testi redatti mille anni prima in Mesopotamia, in particolar modo dai Sumeri, e tutti, indistintamente, citano in maniera esplicita gli scritti degli Anunnaki ("Coloro Che dal Cielo Scesero sulla Terra") 
- gli "Dei" dell'antichità - quale fonte delle loro conoscenze. Molti degli eventi citati risalgono a un'epoca precedente all'inizio della civiltà stessa, antecedente perfino all'esistenza dell'Umanità. 
Dopo un secolo e mezzo di scoperte archeologiche compiute fra le rovine delle antiche civiltà, in particolar modo nel Vicino Oriente, sono venuti alla luce molti di questi primi testi; le scoperte hanno anche rivelato l'importanza dei testi mancanti - i cosiddetti libri perduti - citati negli scritti o da essi dedotti, oppure a noi noti grazie alla catalogazione delle biblioteche reali o dei templi. 
Talvolta i "segreti degli Dei" furono parzialmente rivelati in racconti epici, come l’Epopea di Gilgamesh, che narra della discussione fra gli di sfociata poi nella decisione di far perire l'Umanità nel Diluvio, o in Atra Hasis, che rievoca l'ammutinamento degli Anunnaki, sfruttati nelle miniere d 'oro: proprio questo episodio portò alla creazione dei Lavoratori Primitivi, i Terrestri. Di volta in volta gli stessi capi degli astronauti furono gli autori di componimenti letterari. Talvolta dettavano a uno scriba prescelto: è  il caso del testo Epopea di Erra, nel quale una delle due divinità che aveva scatenato la calamità nucleare cerca di addossare tutta la colpa al proprio avversario; talvolta il dio fungeva anche da scriba, come nel Libro dei Segreti di Thoth (il dio egizio della conoscenza), libro che il dio in persona aveva accuratamente custodito in una stanza sotterranea. 
Quando, secondo la Bibbia, Jahvè, Signore degli Dei, consegnò i comandamenti al popolo da Lui prescelto, dapprima incise di Sua mano due tavolette di pietra che consegnò a Mosè sul Monte Sinai. Ma in reazione al sacrilego episodio del vitello d'oro, Mosè scagliò a terra le tavole e le ruppe e quindi le riscrisse in seguito su entrambi i lati - sotto dettatura del Signore - nel corso di quaranta giorni e quaranta notti trascorsi sul Monte. 
Se non fosse per un racconto, riportato su papiro, che risale all'epoca del re egizio Khufu (Cheope) e che riguarda il Libro dei Segreti di Thoth, l'esistenza di quel libro non sarebbe mai stata resa nota. Se non fosse per le narrazioni bibliche nell'Esodo e nel Deuteronomio, non si sarebbe mai venuti a conoscenza dell'esistenza delle tavole divine e del loro contenuto; tutto sarebbe diventato parte dell'insieme enigmatico dei "libri perduti". Non meno doloroso è il fatto che in alcuni casi si sia a conoscenza dell'esistenza di alcuni testi, ma nulla si sappia in merito al loro contenuto. È il caso del Libro delle Guerre del Signore e del Libro di Jasher ("Libro della Rettitudine"), esplicitamente menzionati nella Bibbia. In almeno due casi si può dedurre l'esistenza di vecchi libri, testi precedenti e noti al narratore biblico. Il capitolo cinque della Genesi inizia con l'affermazione “Questo è il libro delle toledoth di Adamo”, il termine toledoth viene di solito tradotto come "generazioni", ma significa più precisamente "registrazione storica o genealogica". L'altro esempio lo troviamo nel capitolo sei della Genesi, dove gli avvenimenti che riguardano Noè e il Diluvio iniziano con le parole “Queste sono le toledoth di Noè”. In verità, versioni parziali come il Libro di Adamo ed Eva, sono sopravvissute nel corso dei millenni nelle lingue armena, slava, siriaca ed etiope; e il Libro di Enoch (uno dei cosiddetti libri apocrifi che non furono inclusi nella Bibbia canonica) contiene parti che gli studiosi considerano frammenti di un Libro di Noè, di gran lunga precedente. 
Un esempio citato di frequente in merito al numero dei libri perduti è quello della celebre Biblioteca di Alessandria in Egitto. Fondata dal generale Tolomeo nel 323 a.C. dopo la morte di Alessandro, si diceva che comprendesse più di mezzo milione di "volumi", libri incisi sui materiali più disparati (argilla, pietra, papiro, pergamena). Quella grande biblioteca, dove gli studiosi si riunivano per approfondire la conoscenza della documentazione acquisita, fu bruciata e distrutta nelle guerre che ebbero luogo dal 48 a.C. e fino alla conquista araba nel 642 d.C. 
Dei suoi tesori è rimasta una traduzione in greco dei primi cinque libri della Bibbia ebraica, insieme a frammenti riportati negli scritti di alcuni degli studiosi della biblioteca. Solo così siamo venuti a conoscenza del fatto che, verso il 270 a.C., il secondo re Tolomeo incaricò un sacerdote egizio - chiamato Manetone dai Greci - di scrivere la storia e la preistoria dell'Egitto. Dapprima, scrisse Manetone, solo gli dèi vi regnarono, poi i semidei e, infine, verso il 3100 a.C., ebbero inizio le dinastie faraoniche. I regni divini, scrisse, iniziarono diecimila anni prima del Diluvio e continuarono per migliaia di anni dopo, periodo che fu testimone di battaglie e di guerre fra gli dèi. 
 
 
 
Nei domini asiatici di Alessandro, dove il regno cadde nelle mani del generale Seleuco e dei suoi successori, venne fatto un tentativo analogo per offrire ai saggi greci una cronistoria degli avvenimenti. Beroso, sacerdote del dio babilonese Marduk, che aveva accesso alle biblioteche ove erano custodite le tavolette di argilla (la più importante delle quali era la biblioteca del tempio di Harran, oggi nella Turchia sudorientale) raccontò in tre volumi una storia di dèi e di uomini, che ebbe inizio 432.000 anni prima del Diluvio, quando dai cieli gli dèi scesero sulla Terra. Elencando i primi dieci comandanti per nome e per durata del regno, Beroso riferì che il primo capo, travestito da pesce, giunse guadando a riva dal mare. Fu colui che civilizzò l’Umanità; il suo nome in greco era  Annes. 
L'aspetto singolare è che entrambe le narrazioni - molto simili fra di loro - rivelano particolari complementari. Entrambi i sacerdoti, infatti, raccontano degli dèi del cielo venuti sulla Terra, di un 'epoca in cui gli dèi regnavano incontrastati sul nostro Pianeta e infine, del Diluvio. Nei mille frammenti sopravvissuti grazie alle trascrizioni in altri testi e raccolti in tre volumi, Beroso fa riferimento esplicito all'esistenza degli scritti che risalivano al periodo antecedente al Diluvio Universale: tavolette di pietra nascoste al sicuro in un'antica città chiamata Sippar, una delle città originarie fondate dagli antichi dèi. 
Sebbene Sippar - come altre città antidiluviane degli dèi - sia stata sommersa e cancellata dal Diluvio, un riferimento agli scritti del periodo antidiluviano è venuto alla luce negli annali del re assiro Assurbanipal (668-633 a.C.). Quando, a metà del diciannovesimo secolo, gli archeologi riportarono alla luce Ninive, l'antica capitale degli Assiri, fino ad allora citata solo nel Vecchio Testamento, scoprirono fra le rovine del palazzo di Assurbanipal una biblioteca con i resti di circa 25.000 tavolette di argilla recanti iscrizioni. 
Appassionato collezionista di "testi antichi”, Assurbanipal così asserì nei suoi annali: 
 
Il dio degli scribi mi ha concesso 
il dono della conoscenza della sua arte; 
Io sono stato iniziato ai segreti della scrittura. 
So leggere anche le complicate tavolette nella lingua di Shumer;  
comprendo le enigmatiche parole incise nella pietra  
fin dai giorni che precedettero il Diluvio. 
 
Oggi non è più un mistero la fioritura delle tre principali culture orientali: quella sumera, che si è sviluppata nella regione della attuale Iraq, seguita a distanza di mille anni circa da quella dell' Egitto faraonico e, più tardi ancora, dalla civiltà della Valle dell’Indo, nel subcontinente indiano.  Si sa inoltre, che, i Sumeri furono i primi a redigere gli annali e a mettere per iscritto i racconti di dèi e uomini, grazie ai quali tutti gli altri popoli, compresi gli Ebrei, ereditarono i racconti della Creazione, di Adamo ed Eva, di Caino e Abele, del Diluvio, della Torre di Babele; come pure degli amori e delle guerre degli Dèi, così come riportato negli scritti e nelle raccolte di Greci, Ittiti, Cananiti, Persiani e Indoeuropei. Come testimoniano tutti gli altri scritti, essi attinse­ ro a fonti ancora più antiche delle loro: alcune furono ritrovate, ma molte altre andarono perdute. 
L'abbondanza di questi primi scritti è sorprendente: nelle rovine del Vicino Oriente sono state scoperte non migliaia, bensì decine di migliaia di tavolette di argilla. Molte trattano o riportano aspetti di vita quotidiana, come gli scambi commerciali o i salari dei lavoratori e i contratti nuziali. Altre, ritrovate soprattutto nelle biblioteche dei palazzi, costituiscono gli Annali Reali; altre ancora, scoperte tra le rovine delle biblioteche dei templi o delle scuole degli scribi, costituiscono un gruppo di testi canonizzati, una letteratura segreta: furono trascritti in sumerico, poi tradotti in accadico (la prima lingua semitica) e in seguito in altre lingue antiche. Anche in quei primi scritti, riandando indietro di quasi seimila anni, si fa riferimento ai "libri perduti" (testi incisi su tavolette di pietra). 
Fra le incredibili scoperte compiute fra le rovine delle città antiche e delle biblioteche (definirle "fortuite" non ci dà l'esatta dimensione della loro peculiarità) vi sono i prismi di argilla sui quali sono incise le informazioni relative ai dieci re del periodo antidiluviano e al loro regno durato 432.000 anni, tramandateci da Beroso. Noti come Liste dei Re Sumeri (esposti nel Museo Ashmolean di Oxford, Inghilterra), le loro diverse versioni non lasciano alcun dubbio sul fatto che gli scribi sumeri ebbero accesso a testi precedenti comuni o canonici. Insieme ad altri testi, che risalgono a un'epoca ugualmente precedente e venuti alla luce in diversi stati di conservazione, fanno chiaramente ipotizzare che colui che per primo trascrisse l'Arrivo (come pure gli avvenimenti precedenti e certamente quelli seguenti) fosse uno di quei capi, un personaggio di spicco, un testimone oculare. 
Colui che fu testimone oculare di tutti gli avvenimenti - in verità ne fu addirittura protagonista fu il comandante ammarato con il primo gruppo di astronauti. A quell'epoca il suo epiteto era E.A. "Colui la Cui Casa è l'Acqua". Fortemente deluso perché il comando della Missione Terra era stato assegnato al fratellastro e rivale EN.LIL ("Signore del Comando"), la sua umiliazione fu appena mitigata dalla concessione del titolo ENKI ("Signore della Terra"). Relegato lontano dalle città degli dèi e dal loro porto spaziale nell'E.DIN ("Eden") per supervisionare l'estrazione dell'oro nell'AB.ZU (Africa sudorientale), Ea/Enki fu un grande scienziato, che incontrò gli ominidi che abitavano quelle regioni. Così, quando gli Anunnaki sfruttati nelle miniere d'oro si ammutinarono, fu lui a rendersi conto che la manodopera necessaria la si poteva ottenere -  precedendo il corso degli eventi - tramite manipolazione genetica; creò pertanto Adamo (ovvero "Colui Che è della Terra", Terrestre). In quanto ibrido, Adamo non era in grado di procreare; gli avvenimenti, riportati nel racconto biblico di Adamo ed Eva nel Giardino del­ l'Eden, testimoniano la seconda manipolazione genetica di Enki, che aggiunse i geni cromosomici necessari per la procreazione sessuale. Quando poi l'Umanità, proliferando, degenerò ed ebbe comportamenti diversi da quelli auspicati, fu sempre lui, Enki, a sfidare il piano del fratello Enlil, che intendeva far perire l'intera Umanità nel Diluvio, avvenimento il cui eroe fu chiamato Noè nella Bibbia e Ziusudra nel primo testo originale sumero. 
Figlio primogenito di Anu, sovrano di Nibiru, Ea/Enki aveva una conoscenza approfondita del passato del suo pianeta (Nibiru) e dei suoi abitanti. Scienziato di grande esperienza, tramandò in particolare gli aspetti della conoscenza avanzata degli Anunnaki ai suoi due figli Marduk e Ningishzidda (noti rispettivamente, fra gli dèi egizi, come Ra e Thoth). Ma si rivelò essenziale anche la sua scelta di condividere con l'Umanità alcuni aspetti di questo suo bagaglio di conoscenze: alcuni prescelti, infatti, vennero introdotti ai "segreti degli dèi". In almeno due casi, tali iniziati vennero incaricati di trascrivere quegli insegnamenti divini, affinché restassero in eredità agli esseri umani. Si sa che uno di questi, chiamato Adapa - probabilmente figlio di Enki e generato da una femmina wnana - ha scritto un libro a noi giunto con il titolo inglese Writings about Time (Scritture riguardo al Tempo), uno dei primi libri perduti. L'altro, chiamato Enmeduranki, con tutta probabilità altri non è se non l'Enoch di cui ci parla la Bibbia, colui che fu condotto in cielo dopo avere affidato ai figli il libro dei se­ greti divini, libro del quale è sopravvissuta una versione nell'apocrifo Libro di Enoch. 
Sebbene Enki fosse il primogenito di Anu, non era destinato a essere il successore del padre sul trono di Nibiru. Complesse leggi di successione, che rispecchiavano l'intricata storia degli abitanti di Nibiru, assegnavano il privilegio a Enlil, fratellastro di Enki. Nel tentativo di risolvere l'amaro conflitto, sia Enki che Enlil finirono in missione su di un pianeta sconosciuto, la Terra, il cui oro era necessario per la creazione di uno scudo a protezione dell'atmosfera di Nibiru, che si anelava rarefacendo. Per questi eventi, resi ancora più critici dalla presenza sulla Terra della sorellastra Ninharsag (Capo Ufficiale Medico degli Anunnaki), Enki decise di boicottare il piano di Enlil di far perire l'intera Umanità nel Diluvio. 
 
 
 
Il conflitto proseguì fra i figli dei due fratellastri, perfino fra i loro discendenti; il fatto che tutti, e specialmente coloro che erano nati sulla Terra, si trovarono ad affrontare la perdita di longevità (favorita dal periodo orbitale prolungato e.li Nibiru), fu motivo di ulteriori sofferenze e acuì le ambizioni personali. Il punto di non ritorno fu raggiunto nell'ultimo secolo del terzo millennio a.C. allorché Marduk, primogenito di Enki, generato dalla sposa ufficiale, rivendicò il fatto che l'eredità della Terra spettasse a lui e non a Ninurta, figlio primogenito di Enlil. L'amaro conflitto, che scatenò una serie di guerre, culminò, infine, nel ricorso alle armi nucleari; le conseguenze, pur se non intenzionali, segnarono la fine della civiltà sumera. 
L'iniziazione dei prescelti ai "segreti degli dèi" rappresentò l'inizio del Sacerdozio, stirpe di mediatori fra gli dèi e la gente, divulgatori del Verbo Divino ai Mortali. Per avere segni premo­ nitori si fece ricorso agli oracoli, ovvero alle interpretazioni dei lamenti divini legati all'osservazione dei cieli. Mentre l'Umanità veniva coinvolta in misura sempre maggiore, perché obbligata a prendere posizione nei conflitti divini, la profezia iniziò a svolgere un ruolo importante. In verità, il termine Nabih, utilizzato per definire questi messaggeri degli dèi, che annunziavano ciò che doveva avvenire, era l'epiteto del figlio primogenito di Marduk, Nabu, che, per conto del padre esiliato, aveva cercato di convincere l'Umanità che i segni celesti rivelavano la futura supremazia di Marduk. 
Questi sviluppi acuirono la convinzione della necessità di distinguere fra Fato e Destino. Le affermazioni di Enlil - talvolta perfino quelle di Anu - che mai fino a quel momento erano state messe in discussione, erano ora soggette all'esame della differenza fra NAM, ovvero un destino che come le orbite planetarie era determinato e immutabile, e NAM.TAR, il Fato, ovvero un destino che poteva essere fuorviato, interrotto, mutato. Riesaminando e ricordando la sequenza degli eventi e l'apparente parallelismo fra gli avvenimenti su Nibiru e quelli sulla Terra, Enki ed Enlil iniziarono a ponderare filosoficamente su quanto era, in effetti, destinato e inevitabile e su quanto era, invece, deciso dal fato, quale conseguenza di decisioni giuste o sbagliate e del libero arbitrio. Il fato non poteva essere predetto, il destino, invece, sì, in particolar modo se, come le orbite planetarie, era ciclico: se ciò che era stato, sarà ancora, se le Prime Cose saranno anche le Ultime Cose. 
L'evento culminante della desolazione nucleare acuì, fra i capi e gli Anunnaki, il bisogno della ricerca dell'anima e rese necessario spiegare alle masse umane devastate il motivo di tali avveni­ menti. Erano frutto del destino o erano soltanto il risultato di un fato, scaturito dalle azioni degli Anunnaki? Qualcuno era dunque responsabile, c'era qualcuno a cui addossare la colpa? 
Nelle riunioni del consiglio degli Anunnaki, alla vigilia della calamità, fu Enki l'unico a opporsi all'uso delle armi proibite. Per Enki fu dunque importante spiegare ai superstiti, che ne pativano le conseguenze, come si fosse prodotta quella svolta nella saga de­ gli extraterrestri, animati da buone intenzioni, ma tramutatisi poi in implacabili distruttori. E chi se non Ea/Enki -  il primo a scendere sulla Terra e testimone oculare di tutti gli eventi - era il più qualificato a raccontare il Passato in modo da poter divinizzare il Futuro? Il miglior modo per spiegare l'accaduto fu, dunque, un racconto in prima persona fatto dallo stesso Enki. 
Che abbia fatto trascrivere la sua autobiografia è cosa certa, per­ ché esiste un lungo testo (inciso su almeno dodici tavolette), scoperto nella biblioteca di Nippur, che così riporta le parole di Enki 
 
Quando giunsi vicino alla Terra,  
ci fu un grande Diluvio. 
Quando mi avvicinai ai suoi verdi prati,  
cumuli e montagnole di terra si formarono  
al mio comando. 
In un luogo incontaminato  
costruii la mia dimora  
e le assegnai un nome appropriato. 
 
Il lungo testo prosegue poi nella descrizione di come Ea/Enki assegnò i compiti ai suoi luogotenenti, dando così il via alla Missione Terra. 
Numerosi altri testi, che riferiscono i diversi aspetti del ruolo di Enki negli eventi successivi, servono a completare il racconto: includono la cosmogonia, un’Epica della Creazione (Enuma Elish), il cui punto centrale è il testo di Enki, chiamato dagli eruditi Genesi di Eridu. Questi testi comprendono descrizioni dettagliate della creazione di Adamo. Descrivono come altri Anunnaki, maschio e femmina, si recarono da Enki nella sua città Eridu per ottenere da lui i ME , piccoli oggetti simili a una sorta di dischetti del computer che codificavano tutti gli aspetti della civilizzazione; includono testi della vita privata e dei problemi personali di Enki, come pure il racconto dei suoi tentativi di avere un figlio dalla sorellastra Ninharsag, delle sue relazioni promiscue sia con le dee che con le Figlie  dell'Uomo,  nonché  le  loro  impreviste  conseguenze. Il testo Atra Hasis fa luce sugli sforzi di Anu che, al fine di evitare lo scoppio delle rivalità tra Enki e Enli, divise fra loro i domini della Terra; i testi che riportano gli avvenimenti antecedenti al Diluvio riferiscono, quasi parola per parola, le discussioni nel Consiglio degli dèi sul fato dell’Umanità e lo stratagemma messo in atto da Enki per far sopravvivere il genere umano, meglio noto come il racconto di Noè e dell'Arca. Per lungo tempo questo racconto è stato menzionato solo nella Bibbia, fino a quando non ne è statari­ trovata una versione originale in mesopotamico, contenuta nelle tavolette dell'Epopea di Gilgamesh. 
Tavolette d'argilla in sumerico e accadico, biblioteche dei templi assiri e babilonesi, miti egizi, ittiti e cananiti, unitamente alle narrazioni bibliche, rappresentano il corpo centrale delle memorie trascritte dei legami degli uomini e degli Dèi. Per la prima volta questo materiale disperso e frammentario è stato raccolto: le memorie autobiografiche e le profezie lungimiranti di un dio extraterrestre. 
Presentato come testo dettato da Enki a uno scriba prescelto, un Libro della Testimonianza, da svelare al momento appropriato, riporta alla mente le istruzioni di Jahvè al Profeta Isaia (settimo secolo a.C.): 
 
Vieni dunque, 
scrivilo su una tavoletta sigillata, incidilo come un libro. 
Che sia una testimonianza fino all'ultimo giorno,  
una testimonianza per tutti i tempi. 
ISAIA 30,8 
 
Nel riferire il passato, Enki stesso percepiva il futuro. La nozione che gli Anunnaki, esercitando il libero arbitrio, fossero padroni del loro stesso fato (come pure del fato dell’Umanità) portò, infine, alla comprensione che fu proprio il Destino a determinare il corso degli eventi; come già riconosciuto dai Profeti ebrei, le Prime Cose saranno le Ultime Cose. 
La registrazione degli eventi dettati da Enki diventa così il fondamento della Profezia e il Passato diventa il Futuro. 
 
 
 
 
 
 
              
 
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