Solitude
31 Ottobre 2017
 
Solitude 
 
Quanta pioggia! 
Sembra non voglia smettere mai. Ho gli abiti inzuppati e il corpo freddo. Fulmini però non ce ne sono più. E’ stato un fulmine a svegliarmi, almeno credo. Ho i ricordi confusi, ma sono certo di aver visto un segno di luce nel cielo, come una lingua di serpente. Anzi no; non una lingua di serpente: era una croce. Probabilmente è stato un sogno mentre giacevo disteso nel fango. Come sia finito qui non lo ricordo. Forse qualcuno mi ha aggredito per derubarmi e mi ha lasciato a terra finché la pioggia non mi ha fatto riprendere i sensi. La testa non mi duole. Invece sento un dolore acuto e lancinante alla spalla. No, non mi hanno derubato: ho ancora il mio anello e il denaro. Potessi ricordare quel che mi è successo ma, se provo a pensare, il mio cervello si blocca. 
Devo dormire. 
 
E’ come se una parte di me non volesse ricordare. Perché? No, ecco, adesso è svanito. Doveva essere un altro sogno. Certo doveva essere così. E’ così orribile. Ho acceso il fuoco e sto facendo asciugare i miei vestiti. Avevo ragione: ricordavo la mia casa; ora ricordo anche chi sono. Ricordo di avere molti nomi, ma il primo che mi viene in mente è Antonio, per gli amici più semplicemente Ninni e domani andrò in centro e cercherò di sapere che cosa mi è successo; qui sono tutti amici miei. Quando non faccio sforzi deliberati per pensare, ho qualche lampo di ricordo. 
Devo dormire. 
Domani andrò. Anche per fare qualche provvista: in casa non ho trovato nulla. Questo, però, è strano. Quando sono arrivato, ho trovato porte e finestre chiuse con assi inchiodate e per un’ora ho cercato inutilmente di entrare. La casa è in sfacelo. 
Devo dormire. 
 
Dappertutto c’è polvere e i mobili stanno andando in pezzi. E’ come se da un secolo nessuno l’avesse abitata. Devo essere stato via per molto tempo, lontano da qui. Come ho fatto a “vivere” tanto a lungo, mentre succedeva tutto questo? Si, lo so, vivo a Bologna, ma quà manco da …. non lo so! Quanto tempo è passato? Devo trovare uno specchio. Ce n’era uno lì, su quella parete, ma non lo vedo più. Non importa, basterà un po’ d’acqua in una ciotola. Come mai non c’è più uno specchio in casa? Mi piaceva specchiarmi, avevo un volto fine e aristocratico. Ora sono cambiato. Il mio volto è di poco più vecchio, ma gli occhi son duri, le labbra sottili, tirate, rosa profondo e tutta l’espressione non è piacevole. Quando sorrido, i muscoli tendono a contrarsi in un ghigno strano, prima di riprendere il mio solito sorriso. Piaceva molto il mio sorriso a mia sorella. Già, mia sorella. La vedo mentre, sorridendo, tende la mano verso la Mamma per dirle… Ma la Mamma non c’è più. Anche mia sorella non c’è più. 
Devo dormire
 
Faccio fatica a tenere gli occhi aperti, ma devo arrivare al letto. Sono più stanco di quanto credessi, perché è quasi l’alba e la stanchezza quando è tanta genera sempre incubi. Adesso sono svaniti, ma devono essere stati orrendi, a giudicare dalla profonda impressione che mi hanno lasciato. Lo specchio: eccolo. Cristo, rivedo tutta la stanza illuminata dalla luce fioca dell’alba mentre spegne le ultime ombre della notte. 
Devo dormire. 
 
Anche li su quel divano di cuoio marrone dove c’è la Mamma e mia sorella che mi salutano, sorridendo. Mi volto di scatto e l’immagine dello specchio diventa la cruda realtà: Quel divano è vuoto, vuota è la stanza, vuota la casa. Rimane un ferro da lana ed un vecchio libro di preghiere accanto una rosa appassita. 
“Ninni puoi accendere il riscaldamento? Per piacere ho freddo, tanto freddo“. 
Si Mammina. 
 
Buona notte e copriti. 
Fuori fa tanto freddo.
 
 
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