Destino
30 Ottobre 2017
 
Siete certi, siete sicuri di voler attendere  
un cambiamento, improvviso, nella vostra vita? 
Leggete questa storia e ne riparleremo
 
 
Daniele Nardi passava i suoi giorni sognando una vita migliore. Più visibilmente, li passava facendo il netturbino. Vuotava un bidone d’immondizie nel retro dell’automezzo municipale, e sognava poi ad occhi aperti fino al bidone successivo, mentre la macchina avanzava sferragliando e macinando il pattume. Odiava quella macchina, odiava la sua camera squallida, e odiava l’interminabile, monotona processione di giorni grigi. I suoi sogni erano la somma di tutto quello che avrebbe potuto essere, e poiché era moltissimo quello che lui non era, i suoi sogni erano bellissimi. 
Il sogno preferito di Daniele era di un genere negato a quanti tra noi conoscono i propri genitori. Lui era stato trovato in un cesto di vimini di forma inconsueta sui gradini di un orfanotrofio e questa origine lo lasciò libero da ragazzo di immaginare un’infinità di magnifici destini che avrebbero potuto e dovuto realizzarsi con l’apparizione di una madre, zio o cugino venuti a reclamarlo per condurlo in quel paradiso terrestre cui di diritto apparteneva. Crebbe, riuscì a ottenere un diploma di scuola superiore, grazie alla provvidenziale lungimiranza di un consiglio scolastico ugualitario che sosteneva che chiunque aveva diritto a un diploma di scuola superiore indipendentemente dalla preparazione e trovò infine un lavoro presso il Comune. Nel frattempo rimase sempre attaccato ai suoi sogni luminosi. 
Finché un giorno, mentre era dietro al solito automezzo, in procinto di sollevare uno dei soliti bidoni, un tipo magro, dall’aspetto tormentato, vestito semplicemente di nero, si materializzò davanti a lui. Non ci furono botti, né sibili o esplosioni: fu una materializzazione molto economica. 
— Daniele Nardi? — chiese l’uomo, e Daniele annuì. — Sono un agente esterno della Centrale delle Probabilità. Posso parlarle un momento? 
 
Daniele annuì ancora. 
L’uomo non era esattamente la madre o il cugino dei suoi sogni, ma sembrava conoscere alla perfezione il copione che aveva recitato mentalmente fin da quando riusciva a ricordare. 
— Sono qui per correggere un errore nella struttura delle probabilità — disse l’uomo. — Da bambino lei è stato inavvertitamente dirottato fuori dalla sua dimensione e immesso in questa. Vi è stato di conseguenza un grave disturbo nel quadro delle Cose-come-sono. Non posso costringerla ad accompagnarmi, ma, con il suo consenso, sono qui per rimettere le cose al Proprio Posto. 
— Be’… Ma che razza di mondo è? — chiese Daniele. — È come questo? — E accennò al vicolo e al furgone della nettezza urbana. 
— Oh, niente affatto! — disse l’uomo. — È un mondo di incantesimi, draghi, cavalieri, castelli e cose del genere. Ma non le sarà difficile adattarsi. In primo luogo, è il posto cui legittimamente lei appartiene e la sua mente vi si intonerà senza problemi. In secondo luogo, per facilitarle le cose, ho qualcuno pronto a mostrarle il suo Posto e a spiegarle quel che occorre. 
— Ci vado — disse Daniele. 
La vista gli si oscurò nel momento stesso in cui quelle parole gli uscirono di bocca e quando riuscì nuovamente a vedere, lui e l’uomo erano in mezzo al cortile di un grande castello. Da un lato si allineavano maestosi edifici di pietra grigia; dall’altro un roseto, con boccioli rossi, bianchi e gialli. Davanti a loro un uomo di mezza età con una gran barba brizzolata. 
— Eccoci qui — disse l’uomo in nero. — Bartolo, lo affido alle tue cure. Daniele Nardi, questo è Bartolo Di Cecco. Le spiegherà tutto quello che le serve sapere. 
 
Poi l’uomo li salutò entrambi. — Signori, la Centrale delle Probabilità vi ringrazia di tutto cuore. Avete reso un grande servigio. Avete rimesso le cose al Proprio Posto. — E sparì. 
Bartolo, l’uomo barbuto, disse: — Seguimi — e si voltò. Entrò nell’edificio più vicino. 
Era una scuderia piena di cavalli. 
L’uomo indicò un mucchio di paglia in un angolo. 
— Puoi dormire là sopra. 
Indicò poi un mucchio di letame. 
 
Nel mucchio era conficcato un forcone dal manico lungo e vicino c’era una carriola. 
— Metti il letame nella carriola e spargilo sotto i cespugli di rose nel giardino. 
Quando avrai finito, ti troverò qualcos’altro da fare. 
Diede a Daniele una robusta pacca sulla schiena. 
— Capisco che non sarà facile per te all’inizio, ragazzo. Ma se hai qualche domanda da fare, vieni pure da me.
 
 
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