Il volo 
 
Volava spiegando le ampie ali bronzee, nel cielo dorato. 
Per la prima volta nella sua vita, Manlius, si sentiva parte di un qualcosa di immenso. Giocava tra le nubi, scaldandosi ai raggi caldi del sole. Adesso, qualcosa nella sua mente affiorava e subito ricacciata nell’oblio. 
Il bagliore di una lama si sovrapponeva alle lame dei raggi solari, che sforavano le nubi, mentre Manlius rabbrividiva senza riuscire a comprenderne il motivo. 
La giornata era calda e radiosa; forse troppo calda. 
Il giovane volatore si sentiva ardere ed i muscoli remiganti, cominciavano a dolere per lo sforzo del volo. 
Il cielo divenne color della fiamma e il caldo si era fatto asfissiante mentre, Manlius, respirava a fatica. La schiena doleva sempre più e l’aria scendeva giù, per i polmoni, come piombo fuso. Col passare dei minuti, il volatore, incontrava sempre più difficoltà a muovere, battendole, le ali attraverso l’aria densa come melassa. 
Alla fine, cessarono di sostenerlo e privo di forze, si lasciò precipitare … 
Piccole gocce di rugiada cadevano sulle sue palpebre chiuse. 
Gocce insistenti e fastidiose. 
Manlius dischiuse gli occhi osservando il fiore-farfalla aleggiargli sopra .. 
I ricordi di quel sogno già svanivano, come nebbia dorata al cospetto del mattino,  ma non quel  bruciore. Ardeva di febbre e respirava a fatica. 
Il bruciore della schiena era quasi insopportabile; si passò una mano sui monconi delle ali.  La pelle, ardente e tumefatta, era quasi trasparente. La rugiada, stillata faticosamente goccia a goccia dal piccolo fiore-farfalla, riusciva a dargli un po’ di refrigerio. 
Manlius era appannato e sofferente e pur tuttavia, sorrise con gratitudine al piccolo amico/amica. 
Quel mattino era splendido. L’aria fresca e aromatica, mentre le nubi basse nascondevano la strada che delineava, in lontananza il chiarore ovattato del nuovo giorno, 
Il giovane respirò affannosamente mentre, con tutte le sue forze, cercava di rimanere eretto. 
Si avviò lungo il sentiero che si perdeva nella nebbia 
 
Raggiunse, infine, i Monti della Perla alle prime luci dell’alba e decise di farne il periplo prima di fermarsi in pianura per riposare, ancora, qualche ora.. 
Si tuffò tra le nubi basse e ne riemerse con un poderoso scatto di reni. 
Le ali distese brillavano quasi come il colore dell’oro rossastro, delle prime luci dell’alba, mentre le piume candide fremevano sotto l’abbraccio del vento. 
Guardò il fianco della montagna e si arrestò di colpo: Sul valico scorse qualcuno e quel qualcuno gli sembrava noto. 
Scese al di sotto delle nubi per osservare meglio e la riconobbe. Era lei che, con passo gentile, camminava sul ripido ciglio della montagna in direzione di uno spesso strato di nebbia. 
 
La vide e le sorrise. 
Vide l’eleganza, la bellezza e quella classe che, dietro gli occhi fatati gli parlarono, portandolo alla realtà. 
Piano piano si riprese e si accorse che, l’alba, incedeva con fare ammiccante. 
Fu allora che ricordò le antiche sere e i baci ardenti, che parlavano e parlavano … 
Quelle ore che iniziavano con un ricordo. 
Sempre lo stesso: 
La tenni stretta a me, fuggendo da Hel …” . 
 
Tutto divenne buio perché … giunse l’alba con i suoi sorrisi … 
La più bella. 
L’unica … 
L’ultima prima che, il Sole più potente e luminoso che mai si era visto, accarezzasse quei corpi raggianti di luce … 
 
 
 
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