Il mondo accanto
21 Febbraio 2012
 
In tutto il corso della mia vita, le ore dal tramonto all'alba, quando gli altri dormono, sono state oppresse dalla paura. 
Fin dalla più tenera infanzia sono stato soggetto a incubi terrificanti, dai quali non sono riusciti a liberarmi nè medici nè psicologi.I dottori non hanno riscontrato alcun disturbo organico, ad eccezione dei normali ed usuali piccoli problemi comuni a qualsiasi uomo. 
La mia vita è stata stranamente priva di incidenti, shock, tragedie e disgrazie. Non ho mai avuto preoccupazioni economiche. La mia carriera è stata accompagnata da un successo costante. Gli psichiatri hanno passato mesi ad analizzare, ad indagare sulla mia vita, sul mio sviluppo emotivo, sulla mia coscienza e sul mio inconscio. Mi hanno ipnotizzato; mi hanno sottoposto ad innumerevoli test; hanno cercato paure ed ossessioni segrete che potessero giustificare i miei incubi, ma invano. Sedativi, oppiacei, diete, viaggi e riposo, mi sono stati consigliati di volta in volta e li ho provati senza successo. Per i medici sono un uomo sano. 
Per gli psichiatri, sono una persona normale ed equilibrata, i cui sogni straordinari sono esagerati o falsi. 
Questo non mi consola. 
Sono arrivato a temere il momento in cui le tenebre si avvicinano. Darei volentieri tutte le mie ricchezze, se potessi essere liberato dalle visioni che mi ossessionano la notte, ma i grandi diagnostici americani e i più importanti psichiatri europei si sono affaticati invano. 
Ora, mentre sono seduto a scrivere queste ultime parole, sono dominato dalla calma e dalla disperazione. 
La mia mente è più lucida di quanto sia mai stata prima, nonostante l'orrore, il disgusto, la repulsione e la paura che hanno accompagnato il mio primo e credo ultimo, profondo shock. Uno shock che ha annullato solo pochi minuti fa e nella piena luce del giorno, qualsiasi speranza avessi di vivere la mia vita in modo soddisfacente. 
Sono stato oggetto, lo ripeto, a sogni terribili fin dalla più tenera infanzia. 
Teste che mi inseguivano rotolando; città dalle statue aliene e colossali; fiamme che bruciavano e animali che balzavano. 
Cadute in precipizi titanici; ascese vorticose fra inferi, sede di un male antico; gli Antichi che aspettavano in eterno; fughe in un'oscurità infinita. 
La morsa di infernali macchine da tortura. 
Piccoli che mi avvicinavano con strane suppliche; raggi di sole su una collina coperta di querce che hanno un colore, una pulsazione e un odore maligno e ignoto e che instillano in me quell'odio irragionevole che è alleato della pazzia. 
Orchidee dalle corolle simili a volti di bambini e quei morti...quei morti che tornano in eterno. 
Questi ed altri incubi del genere hanno afflitto i miei sogni, fin dove arriva il mio ricordo e hanno generato in me un'avversione profonda e radicata nei confronti del dormire. 
Ma io devo dormire, come ogni altro uomo. 
E cosa dovrei dire di quei sogni più oscuri; quelle processioni spettrali che non corrispondevano e non corrispondono alle conoscenze che sono in mio possesso? 
Che cosa dovrei dire della città sottomarina, tutta di marmo vermiglio e di bronzo corroso, nella quale sorgono costruzioni dalla strana geometria; costruzioni che sulla terra non si sono mai viste? 
E Colui che Sussurra Nell'Oscurità? 
E il richiamo? 
Io ho visto i Tre morti di Varna e i nove Dormienti; ho visto la Donna Velata, dal corpo di cobra, sollevare le sue spire nere lungo le strade e i vicoli della città morta! 
Chi altri è stato testimone del risveglio dei Titani, o del colore dello Spazio Esterno, o delle Icone degli Dei di Pietra? 
Gli incubi mi tormentavano e mi destavano, sudato e febbricitante, nel grigiore dell'alba; in quelle ore silenziose e calme dopo la mezzanotte. 
Ebbi l'ultimo incubo...finalmente! 
La rividi. 
La rividi in tutta la sua strana bellezza. 
I suoi occhi immobili sotto le palpebre abbassate; la sua sommessa personalità; le sue guance; il suo spirito leggero, vago... 
Lei, adagiata su un ampio letto al centro di una stanza  scarlatta. 
Così amabile, così irreale, così estranea, eppure così misteriosamente dolce. 
Assente per il mondo, ma non per me... 
Anche il giorno era grigio, quel pomeriggio. 
Il rumore della pioggia sferzante rivaleggiava con le improvvise folate di vento mentre io ero solo con la mia solitudine. 
Nel santuario della mia camera, quella notte, feci un sogno. 
Sognai che Lei si risvegliava dal suo morbido sogno e veniva da me, mi prendeva per mano e mi conduceva lontano. 
Arrivammo ad un mare scuro e limaccioso, il cui colore azzurrognolo rossastro mi terrorizzò più del suo profumo. 
L'arroganza di quelle onde, la viscosità e la generale atmosfera di oppressione mi nausearono prima ancora che Lei mi facesse immergere in quelle acque conducendomi attraverso cieli di fuoco e terre le cui rocce rosse si libravano in volo da valli sterili, dove non viveva nulla e nessuna pianta fioriva. 
Più mi immergevo e più volavo verso una Metropoli ciclopica sospesa nei cieli....e... 
Mi sono svegliato da questo sogno solo da poco. 
La mia mente è stata investita da ondate di cieca oscurità, alternate da vampate di fiamme rosse: la mia tranquillità è persa in eterno. Per me non ci saranno più dimore mortali e umane su questa terra, non ci saranno più le incertezze transitorie ed effimere della vita. 
Ho scritto e ora morirò. 
Appena riaperto gli occhi Lei, non più cittadina degli incubi, era accanto a me. Portava i segni del tempo e della corruzione e il suo abito pendeva lacero ed ammuffito. 
Sono state, però, queste tre cose a scuotere il mio equilibrio: Una gardenia fresca tra le mani; il sorriso infernale che occhieggiava sulle labbra rosso fuoco e il modo spaventoso in cui le sue mani torcevano il fiore, mentre i suoi occhi,ormai bianchi e liquescenti, mi fissavano! 
La mia pistola saprà rendere giustizia finalmente. 
Finalmente dormirò.
 
 
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